Elio Frescani è docente a contratto di “Teoria e tecniche della comunicazione radiotelevisiva” alla facoltà di Scienze della Comunicazione
dell’Università degli Studi di Salerno. Collabora con le cattedre di Storia contemporanea e media audiovisivi, Storia del cinema e Public and Digital History.vDopo il dottorato in Storia contemporanea si è dedicato allo studio del rapporto tra fonti audiovisive e Storia. Negli ultimi anni ha dedicato ricerche al documentario e al cinema italiano, al documentario industriale e alla televisione del secondo dopoguerra. Il suo ultimo libro è Energia, cultura e comunicazione. Storia e politica dell’Eni fra stampa e televisione (1955-1976), Mimesis 2020.
Salve professore e benvenuto nel nostro spazio. Grazie per aver accettato la nostra intervista.
Salve a tutti è un piacere essere qui con voi, vi ringrazio per l’opportunità che mi concedete e il tempo che mi dedicate.
Lei è stato docente di Storia Contemporanea, che cosa l‘ha spinta ad intraprendere il percorso di studi storici?
Quando iniziai l’università sapevo poco o nulla di storia, anche per come mi era stata insegnata alle scuole superiori. Non era tra le mie materie preferite. Una volta iniziata a studiarla per un esame universitario, mi resi conto che mi aiutava a comprendere meglio il presente e a spiegarmi il perché di alcune situazioni che vivevo, o che mi riguardavano da vicino, come la politica locale e nazionale, per esempio. Le conoscenze storiche, poi, mi aiutavano a capire meglio i film che andavo a vedere al cinema e i libri che leggevo, riuscivo anche a sostenere delle discussioni in modo più consapevole con altri ragazzi, o gli adulti, grazie alle informazioni che apprendevo mentre allargavo le mie informazioni di carattere storico. Fortuna volle che incontrassi alcuni docenti che insegnavano la Storia in un modo per me nuovo: attraverso il cinema, la televisione, la musica e gli audiovisivi in genere, facendomi anche esercitare a fare ricerca e ad analizzare in modo critico le fonti. Modificai il piano di studi, scegliendo l’indirizzo storico e da allora non ho più smesso di interessarmi di Storia.
Che valore ha oggi lo studio della storia? Perché le persone dovrebbero studiarla?
Per me oggi la storia ha un grande valore, come è ovvio, ma credo che lo sia per chiunque voglia avere cognizione del presente. Lo studio aiuta di certo la formazione umana degli individui e dovrebbe essere studiata per comprendere meglio le proprie radici, la situazione in cui ci troviamo a vivere e aiutarci a fare di meglio per il futuro. Mi rendo conto, però, che negli ultimi anni la Storia come materia è stata svilita della sua importanza, come tutta la cultura in genere, non riconoscendole più il ruolo primario che è quello di migliorare la qualità della vita.
Com’è cambiata oggi la comunicazione e quanto sono diversi i social media dai mass-media tradizionali?
La comunicazione cambia come cambia la società, quindi anche l’utilizzo e le tecniche dei mass media mutano nel tempo. Oggi le informazioni sono molto più veloci nel raggiungere una platea più vasta di utenti, perché oltre ai media tradizionali utilizzano anche i canali dei social media, molto più diffusi tra le diverse fasce di età della popolazione. Una volta ci si aggiornava attraverso la stampa, poi la radio e la televisione hanno allargato la platea di utenti. Oggi la rete permette di raggiungere tutto il mondo in pochi secondi. Questo ha prodotto enormi cambiamenti.
La comunicazione attuale si è molto settorializzata e targettizzata. È diventata onnipresente e continua, tanto che a volte ci sentiamo quasi “affogare” nel mare delle informazioni. È diventato anche più difficile comprendere quali siano le informazioni più affidabili e quali lo siano meno. Bisogna avere molte più informazioni di una volta per provare a decifrare meglio il mare magnum delle notizie.
In relazione alla pandemia di Covid-19, com’è cambiato l’insegnamento universitario?
La pandemia ha modificato il nostro modo di rapportarci agli studenti. Il fatto di non essere in presenza rende l’insegnamento molto diverso e, secondo me, meno completo. Il rapporto umano che si crea tra docente e studenti non potrà mai essere sostituito da nessuna tecnologia. Anche se tutti (professori e studenti) ci siamo impegnati al massimo per provare a ricreare l’atmosfera dell’aula, l’insegnamento a distanza sarà sempre manchevole di qualcosa, che non è nei contenuti delle materie, ma nelle relazioni interpersonali.
In questo periodo scuole e università hanno attivato percorsi di Didattica a Distanza: lei crede che è il futuro o soltanto un intermezzo, in attesa di tempi migliori?
La Dad è di certo un intermezzo, a mio parere, che ci ha permesso di non interrompere l’insegnamento e che potrà essere utilizzata in futuro per quegli incontri che prima richiedevano un enorme impegno organizzativo per portare altre persone in Ateneo. Quando ritorneremo in presenza, potrà essere utile da utilizzare insieme alla didattica in presenza, per portare testimonianze di persone che possono essere pure all’altro capo del mondo.
L’Università prepara realmente i ragazzi ad affrontare il nuovo mondo del lavoro?
Forse una volta meno, ma l’università oggi prova a preparare i ragazzi al mondo del lavoro attraverso la teoria e la pratica. Almeno è quello che si cerca di fare prevedendo i tirocini formativi in collaborazione con le realtà lavorative pubbliche e private. I risultati degli ultimi anni dicono che questo risultato è migliorato di molto. Anche noi docenti cerchiamo di declinare i nostri corsi verso il mondo del lavoro, affiancando teoria e pratiche secondo le nostre possibilità. Di certo proviamo a far comprendere agli studenti che la preparazione è l’arma vincente per avere più possibilità una volta terminati gli studi.
Lei sta lavorando alla rassegna “FILMIDEA”, può parlarci di questo progetto? Come e quando è nata l’iniziativa?
Faccio parte del Comitato scientifico di “Filmidea. Giornate di studio su Storia, cinema, musica e televisione” dal 2007, insieme ai professori Pietro Cavallo, Pasquale Iaccio, Margherita Platania, Marcello Ravveduto e Mariangela Palmieri.
La rassegna è nata nel 2004 dall’esperienza di due convegni tenuti rispettivamente nel 2002 e nel 2004. Il primo, «Le linee d’ombra dell’identità repubblicana», vide la partecipazione di storici, sociologi, esperti di comunicazioni audiovisive, e si concluse con l’attribuzione della laurea honoris causa ad Alberto Sordi, l’attore che ha meglio rappresentato e caratterizzato tutte le «linee d’ombra» della storia italiana del Novecento. Nel secondo, «La televisione e la storia», si confrontarono studiosi autorevoli, documentaristi, registi e personaggi noti della televisione e dello spettacolo (un nome per tutti: Pippo Baudo).
Filmidea è un progetto didattico complessivo che fonda le sue radici nella centralità assunta dal cinema e da tutti i mezzi audiovisivi nel lavoro dello storico contemporaneo. Filmidea ha ospitato esponenti del mondo del cinema (attori, registi e sceneggiatori), ma anche storici e studiosi dei media di fama internazionale provenienti da diverse Università italiane e straniere. Tra i primi citiamo quattro premi Oscar (Giuseppe Tornatore, Nicola Piovani, Ennio Morricone, Luis Bacalov), nonché autori come Dario Argento, Pupi Avati, Franco Battiato, Tinto Brass, Luciano Ligabue, Carlo Lizzani, Mario Martone, Mario Monicelli, Giuliano Montaldo, Sergio Rubini, Ettore Scola, Lina Wertmüller.
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La lista dei nostri ospiti sarebbe lunga e rimando al video con tutti i protagonisti dei primi quindici anni della manifestazione:
https://www.youtube.com/watch?v=33GbDY1kZKw
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Da qualche anno Filmidea si occupa anche della situazione politica ed economica del Paese. Abbiamo deciso di incentrare l’attenzione non più soltanto sul rapporto tra storia e audiovisivi, ma anche tra storia e politica. La spinta è stata data proprio dagli studenti, dalla loro partecipazione appassionata agli incontri che, pur partendo dal cinema, toccavano temi legati alle trasformazioni politiche, sociali ed economiche degli ultimi venti anni. Ai tradizionali appuntamenti abbiamo affiancato iniziative imperniate sul binomio storia-politica, chiedendo l’intervento non solo degli storici e degli studiosi degli audiovisivi, ma anche di giornalisti, sociologi, politologi e di esponenti politici.
Nel 2020, causa lockdown, Filmidea si è “trasferita” sul web. La prima edizione on line ha visto la partecipazione di Pierre Sorlin (Università La Sorbonne, Parigi), Marco Damilano (direttore de «L’Espresso»), Giacomo Manzoli (Università di Bologna), Monica Guerritore (attrice, autrice e regista), Augusto Sainati (Università Suor Orsola Benincasa Napoli) ed Enrico Letta (Preside della Paris School of International Affairs dell’Università Scienze Po di Parigi). Gran parte del lavoro svolto è sul nostro canaleYoutube:
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https://www.youtube.com/channel/UCeCVvdKG9gB1bKUcnoIe9yg/videos
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Come definirebbe il suo rapporto umano e lavorativo con gli studenti universitari ai quali insegna?
Io provo sempre a instaurare un rapporto di fiducia e rispetto nei confronti degli studenti. Fiducia nelle loro capacità di apprendere e rispetto dei ruoli attribuiti a ognuno in seno al mondo accademico. Quando gli studenti riescono a comprendere che quanto faccio lo faccio per loro, che provo a dare il meglio di me affinché comprendano ciò che provo a trasmettere, credo si crei un rapporto umano e lavorativo di stima reciproca, che mi ripaga dei sacrifici fatti. È una grande soddisfazione ritrovare dopo tanti anni studenti che, a prescindere dalla loro carriera post universitaria, ricordano con piacere le lezioni del corso, oppure sentono semplicemente il bisogno di porgere un saluto a un loro ex professore.
Qual è il film più bello che abbia mai visto e perché?
Per un appassionato di cinema non è facile fare una classifica con un solo film. Il cinema per me resta quel mondo meraviglioso in cui perdersi per un po’, a prescindere dal genere, ma nel contempo riesce ancora a darmi tanto in termini di comprensione del mondo. Posso citare tra i miei preferiti Il nome della rosa e Nuovo cinema Paradiso, ma sono tanti i film che rivedo e rivedrei con piacere che non basterebbe un elenco di mille titoli. E poi ci sono ancora tutti quei film che ancora non sono stati girati e che non vedo l’ora di vedere.
Quale sarà il futuro del cinema dopo la pandemia?
Credo che sarà uno dei tanti campi che vedrà una rapida ripresa, in quanto la sala non ha finito di perdere il suo fascino, almeno per la mia generazione. Inoltre, la pandemia, con tutto ciò che ha significato e ancora produrrà come effetti di breve e lungo periodo, sarà di certo di ispirazione per tanti progetti sia di registi affermati che per i giovani emergenti. Quindi avremo molto da vedere per i prossimi mille anni.
Qual è il suo prossimo progetto editoriale?
Attualmente sto lavorando su diversi filoni di ricerca, tutti che più o meno riguardano gli audiovisivi. Quello su cui vorrei basare una prossima monografia è l’analisi di alcuni programmi televisivi messi in onda tra gli anni Cinquanta e Settanta che contribuirono, o almeno provarono, a rinsaldare e diffondere l’identità italiana tra i telespettatori. È una sfida impegnativa, ma affascinante.
Grazie professore, è stato un piacere averla con noi. La congediamo ribadendo il nostro ringraziamento e speriamo di poterla riavere al più presto come nostro ospite .
Grazie a voi, è stato un immenso piacere, spero di poter tornare ancora ai vostri microfoni.
Stella Di Candido