La rivista in scatola CIVICO 23, nata dall’omonima galleria no profit di Salerno, è stata ideata con l’intento di divulgare
le opere di artisti di diversa provenienza nazionale ed internazionale. All’interno della scatola si possono trovare, oltre alla brochure introduttiva, ben 23 opere/multiplo, numerate e firmate dagli artisti partecipanti. Ciascun numero della rivista è realizzato per un massimo di 60 copie e distribuito agli archivi, alle biblioteche nonché ai musei e alle fondazioni più prestigiose d’Italia.
Un’opera d’arte diversamente assemblata
Il progetto, nato dall’idea di realizzare “un’opera d’arte diversamente assemblata”, è da considerarsi estremamente interessante perché costituisce uno dei pochi esempi di prodotto “editoriale” collettivo costituito da immagini e testi la cui qualità e data dalla forza degli artisti invitati, dalla loro produzione sempre attenta e oculata in termini di ricerca estetica e di contenuto. Per il numero 1 agli artisti invitati è stato chiesto di esprimersi liberamente affinché si potesse evidenziare nella “differenza” l’autentica capacità dell’autore di mettere in luce la propria ricerca e nel fruitore la certezza di essersi confrontato con diverse e variegate tematiche artistiche.
23 artisti
Unica scelta, irremovibile e identitaria, è quella di invitare 23 artisti. 23 come il nome dello spazio che lo propone, 23 come numero fortemente simbolico, costituito dal numero 2 che si richiama al lavoro di squadra, alla responsabilità, alla stabilità e alla spiritualità, e al numero 3 che si associa allo sviluppo, all’eloquenza, all’immaginazione, alla speranza e alla realizzazione. Il numero 23 è altresì associato al linguaggio (l’alfabeto latino è composto da 23 lettere), alla biologia (23 è il numero di cromosomi delle cellule germinali umane), all’astronomia (23 Thalia è il nome di un asteroide). Dunque, viste le premesse il dato certo sembra essere quello di pensare ad un prodotto che avrà un lungo seguito poiché è assodato che l’intento principale della rivista in scatola sarà, di volta in volta, identificato attraverso il confronto con artisti interessanti, mostrando le loro opere e sentendosi parte del loro progetto di lavoro.
L’apparizione autentica dell’immagine
A detta dei curatori “è bello immaginare l’artista intento a ‘ritrovare’, con affannosa determinazione, quel valore ‘figurale’ (Jean-François Lyotard), originario/emozionale, che si manifesta attraverso uno scarto rivelatore, nato dall’interazione tra il linguaggio scritto e parlato, veicolato perlopiù dalla ragione, e lo spazio dell’apparizione autentica dell’immagine, sia essa percepita o immaginata. Dunque all’immagine scritta o colorata, stampata o disegnata, occorre concedere l’onere e l’onore di costruire “esseri di sensazioni”, naturalmente attraverso l’incessante lavoro di decostruzione delle superfici a cui l’arte è chiamata ad assolvere”. A fronte di tale conclusione non resta che riflettere sull’importante ruolo della creatività artistica nella società, nonostante alcuni detrattori la ritengano superficiale o comunque meno importante rispetto a temi di carattere economico/scientifico. La rivista Civico 23, quindi, diventa una proposta di conversione dell’arte in termini di mobilità con il fine, acclarato, di rendere accessibile a chiunque opere che altrimenti si potrebbero vedere solo in gallerie o musei, oppure in biblioteche.
La mobilità dell’arte
Gli artisti che hanno partecipato a questa seconda pubblicazione della rivista in scatola (la prima corrispondeva al numero 0) sono: PAOLO ALBANI, ANTONIO BAGLIVO, ANNA BOSCHI, MIRTA CACCARO, ALFONSO CACCAVALE, FRANCESCO CALIA, GIANNI CAPACCHIONE, MARIA CREDIDIO, ELEONORA CUMER, ANGELO D’AMATO, FERNANDA FEDI, GINO GINI, SALVATORE GIUNTA, MARIO LAGOS, ROSARIO MAZZEO, GILDA PANTULIANO, VITO PINTO, JUSTYNA RALICKA, CLAUDIO ROMEO, MARINO ROSSETTI, CRISTINA TAFURI, GIANGRAZIO VERNA, PENPENG WANG.
Angelo D’Amato