Sabato 16 Marzo 2023, la Galleria “Civico 23” si è arricchita di un altro tassello del panorama artistico e culturale.
Ad arricchirlo è stata l’inaugurazione della mostra dell’artista e curatore Antonio Baglivo dove ad essere protagonisti sono stati numerosi pezzi provenienti dall’Archivio di libri d’artista: essi costituiscono la sua collezione di “Dadi d’autore”.
Cos’è la collezione “Dadi d’autore”? Si tratta di quasi 200 dadi/cubi che Baglivo ha commissionato ad altrettanti artisti (alcuni anche di fama internazionale come Bruno Munari oppure Lamberto Pignotti) ed ha collezionato nel corso del tempo.
Il “dado” richiama subito alla mente la parola gioco che si intenda quello dei bambini o quello più vicino agli adulti. Il dado è lo strumento del caso o meglio ancora della fortuna (che sia favorevole o avversa), è attesa, è delirio. Esso può decretare la vincita o la perdita per un giocatore attraverso il suo movimento di rotazione e generare gioia o dolore, felicità o rabbia in chi lo ha lanciato innescando il suo movimento.
Il dado è anche un oggetto che non mostra mai completamente se stesso visto che un suo lato rimane sempre nascosto a chi lo ha lanciato, quindi potrebbe ritenersi un oggetto “ermetico” sempre parzialmente nascosto al mondo.
È anche una struttura geometrica perfetta, così tanto adoperata dagli artisti in ogni epoca e maniera: la sua struttura a sei facce è tanto perfetta e razionale quanto è soggetta alla mutevolezza. Il dado, quindi, può essere definito uno strumento della ragione oppure uno strumento del caso? Può essere entrambi in base allo scopo, alla finalità per il quale viene utilizzato e può essere concepito anche come un oggetto che crea conciliazione e legame.
Nell’ottica della creazione di questo legame, di questo contatto può essere letta la creazione della collezione “Dadi d’autore”, ideata dal maestro Baglivo nel 1991 nel contesto del Laboratorio Dadodue (ancora una volta troviamo il richiamo alla parola dado): si tratta del contatto tra la forma razionale e perfetta del dado e l’imprevedibile creatività dell’atto spesso istintivo dell’artista. Secondo le intenzioni di Baglivo, “l’artista doveva chiedersi se fosse possibile un dialogo tra la creatività artistica ed il suo linguaggio e la forma del cubo, per trovare una nuova risposta all’eterno scontro tra forma e contenuto, tra realtà e struttura”. Nel parlare di struttura come può non richiamare alla mente il grande artista Paul Cezanne il quale osservava la realtà che vedeva e la riportava sulla tela riconducendola alle sue strutture geometriche primordiali e che voleva riportare le sensazioni che lambivano le superfici delle cose. L’artista lavora sul dado e intorno alle sue facce, lo modifica nella struttura oppure il dado diventa base per inscrivere linguaggi evocativi che allo stesso tempo sono visibili sulla sua superficie, senza modificarne la forma e la struttura.
Tutte queste sfaccettature devono aver catturato l’attenzione di Baglivo così come devono aver poi attratto la curiosità degli artisti qui presenti che hanno risposto alla chiamata del maestro con prontezza e creatività, pronti a raccogliere la sfida della ripetizione e della modularità propri del dado/cubo. Tutto ciò ha portato gli artisti ad esprimersi fuori dagli schemi, superando l’ambito in un certo senso “ristretto” del dado stesso.
La mostra arricchirà il Civico 23 fino al 30 Marzo, sarà quindi un ricco periodo pasquale quello che ci attende e quale miglior modo sarà riempirlo con una mostra cosi ricca: “Il Dado è tratto”.
Chiara Avallone