Successo di presenze a Salerno per il nuovo allestimento de “La Traviata”, l’opera con la quale Verdi lanciò una sfida all’ipocrisia del suo tempo e fu censurato.
Cosa spinge un giovane borghese a innamorarsi perdutamente di una prostituta di alto bordo e di essere da lei amato ancora più follemente? Semplice, onirica, evocativa, profonda, piena di malinconia e di dramma, “La Traviata” ci ha mostrato la sua profonda verità scenica sotto la regia di Giandomenico Vaccari. Un’ambientazione tra Art Decò e Liberty, dove Violetta non è consumata dalla tisi, ma da un profondo “mal de vivre”.
In scena al Teatro Verdi di Salerno dal 26 al 28 Dicembre, l’Opera ha trasportato il pubblico tra tematiche profonde come l’amore, il sacrificio, la malattia e la società in una perfetta fusione di musica, canto e danza. L’Orchestra Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Salerno, ha guidato i presenti attraverso le melodie emozionanti e potenti dell’Opera verdiana. Rinomata per la sua qualità e precisione, la Filarmonica è stata diretta dal maestro Daniel Oren. Il Coro del teatro dell’Opera di Salerno ha aggiunto un ulteriore livello di intensità ed emozione all’allestimento. Il Corpo di Ballo del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno, con la coreografia di Luigi Ferrone, ha arricchito la scena con movimenti eleganti e coreografie che hanno espresso visivamente le emozioni e i temi dell’Opera.
Politicamente scorretta e scandalosa per l’epoca, e per questo accolta inizialmente con freddezza dal pubblico del suo tempo, l’Opera è oggi considerata uno dei capolavori immortali di Giuseppe Verdi. Violetta appare come una figura tragica che, nonostante la sua vita tormentata, cerca amore e redenzione. (Atto I) La storia inizia con una festa a Parigi dove la protagonista, la famosa cortigiana Violetta Valéry (interpretata da Ilrina Lungu il 26 e 28 dicembre e da Gilda Fiume il 27 dicembre), incontra Alfredo Germont (interpretato da Valentyn Dytiuk). Costui dichiara il suo amore a Violetta che, inizialmente dubbiosa, alla fine ricambia. (Atto II) I due vivono insieme in campagna, ma la loro felicità è interrotta dal padre di Alfredo, Giorgio Germont (interpretato da Simone Piazzola), che chiede a Violetta di lasciare il figlio per salvare l’onore della famiglia. Lei, sebbene innamorata, decide di sacrificarsi e lascia l’amato compagno. (Atto III) Violetta, ormai gravemente malata, è sola e impoverita. Alfredo, venuto a sapere del suo sacrificio, corre da lei. I due si riconciliano ma è troppo tardi: Violetta muore tra le braccia di Alfredo.
Plauso finale per le scenografie di Alfredo Troisi che hanno trasportato il Teatro nei primi decenni del Novecento, creando un’atmosfera elegante e seducente. I costumi hanno riportato alla luce la bellezza e la raffinatezza di quell’epoca, contrastando abilmente con la drammaticità della storia. Le scene nostalgiche hanno evocato una bellezza perduta, rispecchiando i sentimenti di Violetta mentre la sua vita si consuma.
Daniela Siano