Ho tutti i capelli, ho una faccia famosa, so raccontare bugie, posso fare solo una cosa…mi candido a Presidente degli Stati Uniti! (Thomas Jefferson Johnson)
Il distinto gentiluomo (The Distinguished Gentleman) è un film del 1992 diretto da Jonathan Lynn, con protagonista Eddie Murphy.
Siamo di fronte a una commedia perfettamente americana: un truffatore che scala la politica nazionale con pochi mezzi e grandi idee, che arriva alla catarsi dopo l’incontro con una donna bella, colta, impegnata e caritatevole. Dapprima lo fa per piacerle, finché il suo ego incappa in una metànoia dettata dai più profondi valori civici e patriottici… rendere migliori le vite di molti bambini. Più american dream di così! Ci sono tutti gli elementi: il riscatto sociale e quello etico, il trionfo della giustizia… e dell’amore ovviamente.
Thomas Jefferson Johnson è un truffatore che, omonimo di un parlamentare statunitense deceduto per infarto, si candida al suo seggio, utilizzando d’accordo con la vedova il di lui materiale propagandistico, privato delle fotografie. Sfruttando le astuzie del sistema elettorale statunitense e lasciando credere agli elettori che votando il nome di Jeff Johnson il loro rappresentante a Washington sia ancora quello di un tempo, si candida per conto delle Volpi d’argento, associazione che conta migliaia di anziani aderenti e storico baluardo elettorale del defunto omonimo deputato.
Dopo le difficoltà iniziali e un periodo molto breve di adattamento, con l’ assistenza di Arthur Reinhard (già tuttofare del morto) e con l’ausilio di tre suoi collaboratori abituali, Terry, Loretta (all’occorrenza anche escort) e un attivissimo vecchietto, promossi a staff elettorale, Johnson comincia a scalare il Congresso in modo sorprendentemente rapido.
Brillante e abilissimo, Johnson riesce nell’intento di fare da portavoce al potente Dick Dodge, presidente della Commissione per l’energia e l’industria, alla quale si è fatto assegnare. Lo svelto truffatore si destreggia magnificamente tra chiacchiere, promesse e intrallazzi propri ed altrui.
Il suo atteggiamento, esclusivamente affaristico, cambia quando la giovane avvocatessa Celia Kirby si presenta a Johnson con una bambina affetta da tumore, causato dei campi magnetici prodotti dai cavi dell’alta tensione sospesi sopra la sua scuola. Johnson si impegna affinché venga istituita un’inchiesta, mettendosi contro Dick Dodge e gli amici lobbisti.
Un film dunque abbastanza semplice e anche scontato – I modi sono sciolti, i ritmi sono dinamici e spesso perfino frenetici, le battute sono sapide e i molti personaggi di contorno, pur sfiorando spesso la macchietta, riescono sempre a riproporsi con giochi caricaturali di effetto gustoso. Siamo però quasi soltanto al pamphlet. (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)
Se però andiamo oltre l’analisi tecnica, il film offre sicuramente una visione amaramente ironica del Congresso degli Stati Uniti. Tra incompetenza dei politici, affarismo e spartizione di poltrone nelle commissioni, alcune senza valore, altre molto ambite perché in esse si gestisce il vero potere… quello economico-finanziario, tutto si svolge sotto la longa manus dei lobbisti, che entrano ed escono come fossero (e chiaramente lo sono) i veri padroni di casa. Insomma una critica del sistema politico made in USA, ma senza troppi voli pindarici, trasferibile all’Europa e all’Italia… della serie tutto il mondo è paese.
Emblematica è la visita della scolaresca, accolta da tre Deputati tra cui lo stesso Johnson, tutti totalmente ignari del programma della giornata e dei provvedimenti da votare; dello stesso tenore la scena in cui il protagonista riesce a far approvare una legge semplicemente infilando la proposta sotto il plico dei provvedimenti previsti in cartella (espediente evidentemente neanche troppo inusitato, ripetuto anche in salsa italica nel film Bentornato Presidente).
Tra i vari spunti presenti nella pellicola è sicuramente degno di nota l’escamotage del protagonista, che riesce a farsi nominare nella Commissione per l’energia e l’industria sfruttando il fattore razziale: Johnson manda semplicemente avanti il battagliero Reverendo di una Chiesa Cristiana Afroamericana a protestare per la mancanza di un rappresentante nero nella suddetta commissione; niente di più vicino a realtà come la nostra, nella quale il problema razziale viene sollevato spesso a sproposito, per poi essere puntualmente dimenticato nel momento del reale bisogno perché non fa notizia e non porta voti.
Vengono evidenziati insomma, parecchi spaccati di vita reale, dentro e fuori dalle stanze del potere, senza la pretesa ma con un anelito di universalità del messaggio, involontario… ma non troppo.
Nel complesso possiamo sicuramente definire questo film come una commedia dal ritmo serrato e incalzante, che si serve di un umorismo neanche troppo sottile per mettere alla berlina il sottobosco della politica, evidenziandone la totale servitù alle lobby; una pratica, come dicevo, già diffusa negli USA da almeno un secolo e neanche troppo estranea agli europei e soprattutto agli europii (in cauda venenum?).
Francesco Martini