Molte funzioni appartengono alle fiabe per una equilibrata crescita del bambino alla quale il genitore partecipa
con un ruolo fondamentale e non sostituibile. La genitorialità rappresenta una funzione imprescindibile nel percorso evolutivo del bambino, che cresce e sviluppa la sua personalità attraverso l’attaccamento materno e la quotidiana relazione familiare.
La funzione genitoriale nella crescita del bambino
La famiglia è la più importante delle formazioni sociali, contesto relazionale in cui l’adulto, genitore, nell’esercizio della sua funzione, dovrebbe essere in grado di rispondere ai bisogni fondamentali dei bambini, riconosciuti come entità a sé stante, legati alle dinamiche di attaccamento e separazione e collegati al bisogno di appartenere e di essere nello stesso tempo. “Tutto questo perché possano – come afferma Carlo Alfredo Moro – costruire una personalità capace di libertà e creatività, cosciente del proprio valore come essere umano e nello stesso tempo della significatività dei rapporti con gli altri per un reciproco arricchimento interiore”.
“E’ del mondo che sono i figli: ai genitori l’obbligo di contribuire per quanto possibile alla loro educazione…ad uno sviluppo sereno del bambino”. Così Carlo Alfredo Moro delinea la funzione genitoriale, che in ragione dei principi costituzionali e sovranazionali recepiti dal nostro Ordinamento si imponeva all’attenzione del legislatore ancor prima della riforma.
Mi viene in mente la “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepulveda, che racconta la storia di una gabbianella che per una serie di sfortunate circostanze si trova a morire sul balcone della casa dove abita un gatto di nome Zorba, al quale in punto di morte fa promettere di non mangiare l’uovo deposto prima di morire e di aiutare il piccolo nato a volare. Il gatto manterrà le promesse e come una vera “mamma affidataria” si prenderà cura della piccola gabbianella che chiamerà Fortunata.
“Prometto che ti insegnerò a volare”, miagolò Zorba. “Volare mi fa paura” Stridette Fortunata. “Quando succederà io sarò accanto a te”, miagolò Zorba leccandole la testa. La funzione della famiglia è propria questa!
Che si tratti di famiglia di origine o affidataria, la famiglia costituisce nucleo naturale e fondamentale della società, è la più importante delle formazioni sociali, in quanto contesto educativo, di cura e di accoglienza, nonché sistema relazionale fondamentale per lo sviluppo psicofisico del bambino. (Art. 16 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; artt. 10 e 23 delle Convenzioni Internazionali sui Diritti economici, Sociali e Culturali e sui Diritti Civili e Politici)
Principio fondamentale della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, contenuto nel suo preambolo, definisce la famiglia un ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare dei bambini, riconoscendo importanza primaria alla protezione e all’assistenza dei bambini al fine di garantirne la sicurezza fisica ed emotiva.
La famiglia, intesa come il sistema vivente di riferimento principale nell’esperienza emotiva di una persona, è, dunque, il primo contesto esperienziale in cui il bambino comincia a relazionarsi con i suoi simili e con le figure genitoriali, con le sue ansie e paure, con il suo mondo fantastico; ma anche all’interno del quale i sintomi, le malattie, i problemi assumono una funzione precisa per il funzionamento relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte. I conflitti che nascono tra i membri della famiglia tendono a disgregare il sistema-famiglia durante il suo ciclo vitale rendendolo disfunzionale e creando una tensione emotiva che di solito viene vissuta in termini drammatici in quanto causa nei membri della famiglia difficoltà di relazione e in alcuni casi forti disagi relazionali anche al di fuori del sistema famiglia.
Salvador Minuchin definisce la famiglia come un sistema caratterizzato da una struttura ben definita, come “l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti della famiglia interagiscono”.
La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza
La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) del 1989, ratificata dall’Italia nel 1991, nel preambolo riconosce la famiglia come “unità fondamentale della società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli”, affermando che il bambino, ai fini di uno sviluppo completo e armonioso della sua personalità, deve crescere in un ambiente familiare connotato da un clima di felicità, amore e di comprensione.
Il nostro Ordinamento si conforma, in tal senso, alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute (art. 10 Cost.). In particolare riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità, nonché i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. (artt. 2 e 29 cost.) Nel contesto familiare i bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere.
I quattro principi della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, cui fare costante riferimento, sono: il diritto alla non discriminazione (art. 2), il superiore interesse del minore (art. 3); il diritto allo sviluppo (art. 6); il diritto alla partecipazione e ad esprimere liberamente la propria opinione (art. 12).
Ancora possono citarsi: il diritto ad essere amato; il diritto ad una famiglia; il diritto a godere del miglior stato di salute possibile (art. 24); il diritto ad un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale e morale e sociale (art. 27); diritto all’educazione e all’istruzione (artt. 28 e 29); il diritto al riposo e al tempo libero, il diritto al gioco (art. 31)
Nel 1996 Alfredo Carlo Moro così commentava la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del Fanciullo: “Il bambino reale è divenuto un bambino declamato: una mera risorsa per i mass media; per la pubblicità; per il mercato del lavoro; per la criminalità organizzata; per gli appetiti sessuali di certi adulti. C’è dunque bisogno di una nuova cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, una cultura dell’attenzione e del rispetto, una cultura della solidarietà e di un rapporto positivo tra le generazioni. Ogni adulto che viene a contatto con un bambino deve saper contribuire al suo difficile itinerario di crescita […] con disponibilità non invadente e con capacità di ascolto […]“.
I diritti dei figli nell’ordinamento italiano
L’ordinamento italiano, poi, riconosce i diritti fondamentali del figlio all’interno del contesto familiare quali il diritto al mantenimento, all’istruzione, all’educazione, al rispetto della propria personalità (art. 147 c.c.), da parte dei genitori; analogamente riconosce un dovere del genitore a mantenere, istruire ed educare il figlio. Vi è una sostanziale simmetria con i diritti del figlio (art. 315 c.c.)
Ciò significa che nell’ambito della famiglia non sussistono diritti soggettivi contrapposti, ma comuni diritti relazionali, nel senso che al diritto al mantenimento del figlio corrisponde il dovere del genitore a provvedere alle esigenze di vita del figlio, appagando non solo i suoi bisogni primari (una casa, il nutrimento, il vestiario, le medicine), ma anche tutti gli altri bisogni necessari ad un adeguato sviluppo della persona (affetto e cure, libri, giochi, vita di relazione, ecc.).
È in questa ottica di massima tutela del superiore interesse del minore e di protezione da situazioni pregiudizievoli, che la riforma del diritto di famiglia introduce il concetto di responsabilità genitoriale sostituendolo a quello di potestà. La responsabilità genitoriale viene definita “quale aspetto dell’esercizio della potestà genitoriale” (art. 2, co. 1, lett. h, L. 10 dicembre 2012, n. 219).
Carmen Dello Iacono