Un fenomeno piuttosto comune nella nostra vita quotidiana è l’influenza sociale. Intendiamo un’azione esercitata su cose,
persone o fenomeni da una qualche entità capace di modificarne anche sensibilmente le caratteristiche. Lo psicologo statunitense Gordon W. Allport sostiene che l’influenza sociale è il fenomeno per cui il pensiero, i sentimenti e i comportamenti delle persone sono modificati dalla presenza reale, immaginaria o implicita di altre persone.
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“Forse siamo delle marionette – delle marionette controllate dai vincoli della società. Ma almeno siamo marionette dotate di percezione, di consapevolezza. Forse la nostra consapevolezza è il primo passo verso la nostra liberazione.” (Stanley Milgram)
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Generalmente noi siamo portati a rappresentarci l’influenza come un processo a una sola direzione: c’è qualcosa che produce un’azione, e qualcos’altro che la subisce. In verità, nell’interazione sociale, spesso le persone sono contemporaneamente soggetto e oggetto di influenza. Nel rapporto tra genitori e figli, ad esempio, è innegabile che sia i primi sia i secondi siano in grado di esercitare un influsso importante e decisivo.
Non è necessario che la “fonte” di influenza sia materialmente presente: è sufficiente che venga percepita come “vicina” sotto il profilo affettivo ed emotivo. Spesso, il ricordo di una persona defunta può avere su di noi un’influenza più forte di quella che la persona stessa esercitava quando era in vita.
Se vi chiedessi di citare un caso di influenza sociale, è probabile che pensereste a situazioni in cui il fenomeno si manifesta con effetti spregevoli. Tuttavia, anche se è indubbio che essa possa avere conseguenze negative, sono molte le circostanze in cui l’influsso esercita sulle persone effetti benefici, aiutandole a pensare e a comportarsi in modo più ragionevole. In generale, possiamo affermare che la discussione, la collaborazione e il progresso sarebbero impossibili se le persone fossero assolutamente “impermeabili” le une rispetto alle altre, incapaci cioè di superare i propri limiti grazie all’influenza reciproca.
Quando ci troviamo esposti all’influenza degli altri, ognuno può reagire in molti modi. Si può venire a creare un cambiamento puramente esteriore, indotto dalla possibilità di ricevere ricompense e punizioni dalla “fonte”. Altro è la modificazione di comportamenti, azioni e pensieri al fine di stabilire o mantenere una relazione gratificante con la “fonte”, in virtù dell’ascendente che questa ha su di lui. Oppure un mutamento non solo esteriore, ma integrato in un sistema di valori e di credenze profonde.
In psicologia troviamo vari esperimenti ricollegabili all’influenza sociale. Uno di questi è quello dello psicologo polacco Solomon E. Asch, sul fenomeno del conformismo. Con questo termine indichiamo il processo per cui un individuo si allinea passivamente alle opinioni, agli atteggiamenti e ai comportamenti di un certo gruppo sociale, senza avere altre ragioni per farlo se non il desiderio di conformarsi al gruppo stesso. Egli arrivò alla conclusione che la minoranza per via del disagio di sentirsi soli di fronte a una valutazione salda e unanime della maggioranza, li aveva spinti a esprimersi pubblicamente a favore dell’idea non condivisa. Lo psicologo francese S. Moscovici con un suo esperimento rovesciò la teoria di Asch, dimostrando che anche una minoranza è in grado di produrre un’influenza significativa all’interno di un gruppo più ampio, purché il suo stile di comportamento sia improntato alla coerenza, cioè alla capacità di mantenersi solidale e compatta al suo interno e di conservare e difendere nel tempo le proprie posizioni.
Credo che durate certe situazioni, dove vi sono due o più pareri ed uno di questi è appoggiato da una maggioranza, la cosa giusta da fare è pensare. Reagire in maniera catastrofica o stare in silenzio, avendo paura di esprimere la propria posizione è inconcludente. Lasciarsi condizionare totalmente induce la nostra mente a non pensare più, viene annullata la nostra teoria sulla situazione presente solo perché non viene condivisa. Giunge a crearsi un meccanismo fatto di inferiorità e solitudine mentale che, col tempo, ci impedirà di farci avanti durante eventi che richiedono pareri. “Ascoltare in funzione di internalizzare” ci porta alla creazione di un nostro pensiero sano, forte col quale far testa all’idea più quotata.
“Non lasciarti condizionare, sii te stesso, sii libero”.
Gaetano Sorbo