Disabili a scuola: un percorso che parte da lontano. Con la Legge 517/1977 infatti fu stabilito l’inserimento dei disabili nelle classi normali.
La legge 517 ha come obiettivo dell’azione educativa anche la promozione della formazione della personalità degli alunni. Stabilisce inoltre le forme di integrazione a favore di alunni portatori di handicap con la prestazione di insegnanti specializzati. Tale legge è la prima che introduce il termine integrazione per gli alunni diversamente abili con la finalità di progettare interventi educativi. L’integrazione scolastica in Italia, trova le basi nella Costituzione. Infatti gli Art. 2-3-33-34 e 38, si riferiscono all’istruzione e al diritto di educazione e avviamento professionale per tutti i ragazzi. Il che ovviamente non esclude i disabili.
Un grande passo in avanti è stato fatto con la Legge 104/1992, che regola il diritto allo studio dei disabili. Essa stabilisce il rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona con disabilità. Ne promuove inoltre, l’integrazione nella famiglia, nella scuola, nella società e nel lavoro. Vuole garantire l’inserimento in asilo nido di bambini disabili e stabilisce il diritto allo studio nelle scuole di ogni grado ed ordine, e anche nell’università. Stabilisce inoltre varie collaborazioni tra scuola, enti locali, e ASL. L’Art. 13 garantisce l’attività di sostegno attraverso docenti specializzati (insegnante di sostegno). Nonostante le ampie coperture legislative però, il cammino d’integrazione dei disabili non ha trovato ancora oggi un approdo sicuro.
Presentiamo al riguardo alcune proposte, difficili ma non troppo, finalizzate al benessere dei disabili a scuola.
5 PROPOSTE PER INCREMENTARE IL BENESSERE DEI DISABILI A SCUOLA
- STANZIAMENTO DI UN BUDGET SPECIFICO
- INTRODUZIONE DEL PERSONAL TEACHER
- ASSUNZIONE DI PERSONALE SANITARIO SPECIALIZZATO
- REALIZZAZIONE DI LABORATORI DEDICATI
- COSTRUZIONE DI PALESTRE RIABILITATIVE
Andiamo a spiegare e ad analizzare nel dettaglio queste proposte.
1. STANZIAMENTO DI UN BUDGET SPECIFICO
Il problema di fondo della scuola italiana è sempre lo stesso: la cronica mancanza di soldi. Mancano soldi per l’edilizia scolastica, per assumere più docenti, soprattutto di sostegno. Tutto inizia e finisce qui. Se non si riuscirà ad aumentare il budget dedicato al sistema scuola, le cose non miglioreranno mai. E bisognerà comprendere che per i disabili a scuola occorrono progetti specifici, supportati da stanziamenti adeguati. Perché attualmente, al di là delle parole, sulla carta bellissime, poco e nulla si fa per i disabili. Tutto infatti è demandato alla buona volontà degli insegnanti di sostegno, che fanno letteralmente i salti mortali. Va però detto che il lavoro svolto in classe al mattino, non è quasi mai supportato da attività pomeridiane. Tali attività, che le scuole non possono offrire, sono realizzate da centri specializzati, a cui molte famiglie non accedono per svariati motivi. Primo tra tutti quello economico.
2. INTRODUZIONE DEL PERSONAL TEACHER
Se l’introduzione dell’insegnante di sostegno ha dato impulso e dignità alla presenza dei disabili a scuola, non ha però risolto il problema. L’insegnante di sostegno è infatti un insegnante che mette a disposizione della scuola le sue grandi capacità umane ed empatiche. Ma è un insegnante con una preparazione non specifica, che si adatta anno dopo anno alle situazioni contingenti. Non certamente un atto di accusa verso una categoria, già vessata e vituperata, nobilissima nonché degna di lode e rispetto. Ma sicuramente un je accuse verso un sistema che sfrutta umanità e buona volontà dei docenti, per rattoppare i buchi. La proposta di un Personal teacher non vuole essere una provocazione, ma un’idea controtendenza. Perché non inserire personale altamente specializzato, adeguatamente formato, anche con una laurea specifica? Perché non inserire personal teachers in ogni scuola, impegnandoli in progetti specifici personalizzati? A disposizione di tutti gli alunni, anche non disabili.
3. ASSUNZIONE DI PERSONALE SANITARIO SPECIALIZZATO
E che dire della mancanza di personale sanitario a scuola? Infermieri, medici, psicologi, siamo sicuri che non potrebbero essere utili a scuola? In molti paesi le scuole hanno una vera infermeria e non una cassetta dei medicinali e anche un consulente scolastico o uno psicologo. Per quanto riguarda il medico, una volta esisteva il medico scolastico… Ovviamente non abbiamo la pretesa di chiedere un medico per ogni scuola, ma uno ogni tre sarebbe già un bel passo avanti. E poi, oltre all’indubbio vantaggio economico di assumere nuovo personale, sarebbe una sicurezza per tutto il personale e non sarebbero soltanto glia alunni disabili a guadagnarci. Stessa cosa dicasi per la presenza dello psicologo. Soprattutto se pensiamo che molte scuole attivano lo sportello d’ascolto psicologico che però, con mezzi risicati, spesso riesce a incidere davvero poco.
4. REALIZZAZIONE DI LABORATORI DEDICATI
Se partiamo dal giusto presupposto che la disabilità ha svariate forme e infinite esigenze, dobbiamo comprendere che gli alunni disabili a scuola non trovano quasi mai il soddisfacimento delle loro esigenze. Parliamo ovviamente di esigenze psico-sociali troppe volte mortificate da una scuola che massifica gli alunni. Il Ministero infatti sulla carta vuole un processo d’insegnamento – apprendimento individualizzato, ma poi non fa nulla perché venga realizzato. Partiamo ovviamente dal già citato budget, carente e risicato, che non permette l’acquisto di attrezzature e supporti tecnici. Ma stiamo parlando soltanto della punta dell’iceberg; perché per venire incontro alle esigenze degli allievi, disabili o normodotati, servirebbero strutture adeguate. Laboratori per attività tecnico-pratiche, per la socializzazione, per le attività di teatro e drammatizzazione potrebbero essere molto utili, per non dire indispensabili. Se poi fossero gestiti da personale specializzato si raggiungerebbero vette altissime.
5. COSTRUZIONE DI PALESTRE RIABILITATIVE
Mens sana in corpore sano è un motto che non si applica all’Italia. La carenza di strutture sportive, più che cronica, va ben oltre la scuola. Non dimenticherò mai quella volta in cui un signore anziano davanti a una palestra mi disse “Quando ero bambino Mussolini ci costringeva a fare sport, adesso bisogna pagare per farlo”. Mi viene da piangere se penso che dal 1930 a oggi la situazione è quasi peggiorata – per la pratica sportiva s’intende – e non si riesce capire l’importanza dello sport per i ragazzi. La proposta delle palestre riabilitative, polemica e anche pindarica, verrebbe però incontro alle esigenze specifiche dei ragazzi. Parlo ovviamente dei disabili, ma anche dei presunti normali. Soprattutto se pensiamo al tasso di obesità tra i ragazzi italiani, oggi giunto a livelli disarmanti. E senza troppo polemizzare sulla necessità della pecunia, ribadirei che occorrono impianti e attrezzature sportive.
DISABILI A SCUOLA: (DIS) INTEGRAZIONE E (FALSA) ACCOGLIENZA
Occorre ed è utile una riflessione: integrazione e accoglienza dei disabili a scuola vanno bene in questi termini? Stavolta non lascerei la sentenza ai posteri, anche perché gli strumenti culturali per intervenire ci sono tutti e le risorse economiche si potrebbero trovare. Quanto alla volontà, quella va ricercata con molta attenzione. Citando me stesso, mi scuseranno i coraggiosi o peggio i pazzi che leggono le mie farneticazioni, “nel nostro paese sono i più deboli a pagare per tutti. Deboli sono i portatori di handicap ancora una volta trattati come cittadini di serie B. Il problema da affrontare è più che altro quello di un’integrazione scolastica vera, che non si pieghi a logiche di risparmio economico e a falsi buonismi”.
CONCLUSIONE
E per continuare nell’apologia di me stesso: “Ma è possibile che la verità, il bene delle persone, la tutela dei diritti dei più deboli debbano essere sempre coperti da uno spesso lenzuolo di ipocrisia mascherata da politically correct”?
Francesco Martini