Le persone di successo dicono sempre: “credi in te stesso perché come ce l’ho fatta io puoi farcela anche tu”.
I modelli che prendiamo come riferimento ci raccontano, continuamente, che per arrivare dove sono arrivati hanno fortemente creduto in loro se stessi e per chi volesse eguagliarli deve fare la stessa identica cosa “credere in se stesso”. Credo che non ci sia una lezione di vita più falsa.
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“Tutte le azioni umane hanno una o più di queste sette cause: caso, natura, costrizione, abitudine, ragione, passione e desiderio”. (Aristotele)
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Tutte queste persone mentono sapendo di mentire. La favola del “credi in te stesso cosi tutto è possibile” è molto pericolosa. Molti si chiedono quali siano le chiavi del successo e con ciò intendiamo, nell’accezione più popolare, il raggiungimento di fama, ricchezza, aver raggiunto un obbiettivo degno di essere posto in vetrina. Il successo non si raggiunge con la fiducia in sé stessi, non si arriva dove si vuole arrivare semplicemente avendo fiducia nei propri mezzi e continuare a ripetere alla gente il contrario è assolutamente fuorviante.
Credere in se stessi è molto utile cosi come lo sono la capacità di mettere da parte i punti deboli, la tenacia, la voglia di affermarsi. Il problema è che tutto questo non tiene conto di un elemento fondamentale di cui si tende a non parlare, essendo molto di più appassionante la favola del ragazzo che non aveva niente e che adesso ha tutto, semplicemente perché ha avuto fiducia nei proprio mezzi e in se stesso. Tutto questo non tiene conto di un aspetto intrinseco all’esistenza umana: il caso.
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“La vita è un’avventura con un inizio deciso da altri, una fine non voluta da noi, e tanti intermezzi scelti a caso dal Caso”. (Roberto Gervaso)
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Possiamo raccontarci tutto quello che vogliamo, dalle favole nel credere in se stessi al mito dell’autostima per conquistare il mondo, tutto altamente emotivo e non c’è tanto da scherzare poiché è sicuramente vero, in parte, che per fare passi importanti è necessario credere in se stessi. Col “caso” intendo quella strada vaga, una variabile indipendente capace di stravolgere completamente come nessun’altra cosa la vita di chiunque. Esso non guarda in faccia a nessuno, colpisce tutti quanti nessuno escluso, a caso.
Non rientra praticamente mai nei racconti di successo della maggior parte di persone, tutti dichiarano d’avercela fatta con le proprie mani, tutti dichiarano di essere arrivati dove sono soltanto mettendosi di impegno senza la spinta di nessuno, solo perché il caso è astratto. Con ciò non intendo angeli, divinità che ci prendono in simpatia, destino o cose simili. Io quando parlo di caso faccio riferimento al peso degli eventi, all’incidenza delle circostanze, alle coincidenze, agli incontri che facciamo durante la nostra vita.
Faccio riferimento a tutte quelle cose che prescindono da noi stessi, prescindono dalla nostra sfera di controllo ma che finiscono comunque inevitabilmente, prepotentemente, brutalmente per determinare chi siamo. Non possiamo in alcun modo controllarlo, neanche impegnandoci al massimo e credendo ciecamente in noi stessi.
Non è vero che l’uomo è artefice del proprio destino, possiamo sforzarci al massimo di individuare quali siano le scelte migliori per noi. Possiamo andare avanti come dei treni lineari, spietati davanti al nostro binario. Possiamo puntare in alto e metterci tutto quello che abbiamo per raggiungere il nostro ben amato successo, e possiamo addirittura credere in noi stessi. Quello a cui dovremmo stare attenti è il caso. Tutte le persone di successo per raggiungere quest’ultimo sono state spinte dal caso ma non lo ammetteranno mai.
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“Il caso è un sistema di intelligenti combinazioni di probabilità che ci lascia credere di essere liberi e invece ci spinge su un binario solitamente tracciato dal nostro carattere”. (Ennio Flaiano)
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Sono molto di più i casi nel quale si fallisce rispetto ai casi in cui si ha successo. E sentir dire che il successo è tutto nelle nostre mani si finisce poi per credere che il suo opposto, il fallimento, non ha alcun responsabile al difuori di noi. Come è falso affermare che il successo dipenda da noi allo stesso modo è falso affermare che il fallimento dipende unicamente da noi stessi. Convincersi di essere gli unici responsabili delle proprie sconfitte è dannoso; persino che sia importante mettersi in gioco per creare il proprio spazio, cercando di andare incontro al caso, cercando di assecondarlo, di dargli degli assist.
Le persone che ci circondano lustrano le loro storie di successo rendendole più magnifiche di quanto in realtà non siano. Per chi è arrivato da qualche parte oggi nel mondo in cui viviamo, in una società di apparenza, immagine, di ostentazione, di ricchezza e di fama non c’è vanto più grande di poter dire a tutti “mi sono fatto da solo”. Anche se a conti fatti da soli non si è mai fatto niente e mai nulla si farà perché c’è sempre qualcos’altro che interviene, c’è sempre un’energia nelle cose, negli eventi, nelle persone che non puoi controllare e che determina molto più di quanto noi non possiamo pensare in corrispondenza al nostro percorso.
Le cose migliori, “purtroppo” e per “fortuna”, succedono per caso e non ci possiamo fare niente, siate liberi.
Gaetano Sorbo