Il paese Montano Antilia sorge a 760 metri s.l.m. e gode di uno dei panorami più suggestivi dell’intero territorio cilentano, tra il golfo di Palinuro da un lato e di Policastro dall’altro.
La posizione del Paese spiegherebbe anche l’origine del nome Montana (poi Montano), anche se c’è chi fa derivare il toponimo da San Montano, le cui spoglie sono custodite in un reliquario laminato d’argento presso la chiesa della SS. Annunziata. Incerta l’origine del nome Antilia, aggiunto dopo l’unificazione d’Italia per distinguerlo da altri che avevano lo stesso toponimo. L’ipotesi più probabile ci conduce nuovamente alla sua posizione “ante elios”, ossia “davanti al sole”.
I primi insediamenti, nella zona ove oggi sorgono il capoluogo e le frazioni di Abatemarco e Massicelle, sono di epoca incerta. Si suppone che la loro origine sia collegata alle rovine di un insediamento greco-bizantino. Il villaggio fissò la sua ubicazione nei pressi di una sorgente non lontana da un torrente che ancora oggi viene chiamata “a funtana vecchia”, intorno alla quale, con la venuta dei Normanni vennero costruiti centinaia di orti.
Le tradizioni orali fanno invece risalire la nascita del Paese alla dominazione romana sulle colonie della Magna Grecia. Si narra poi che Montano Antilia fosse ubicato in una zona più a valle distrutta dalle incursioni Saracene. L’ipotesi è sostenuta da ritrovamenti di reperti archeologici nella zona Piano Bombace, sita ai margini del fiume Lambro, di alcune stele funerarie e di un sarcofago in pietra.
Oltre i caratteristici vicoli il centro antico conserva interessanti testimonianze della storia del posto: la Chiesa madre con pregevoli affreschi settecenteschi di artisti locali, il Palazzo Monforte (passato sin dal ‘600 alla famiglia Bianchi, che ne è ancora proprietaria e si occupa del suo recupero), il piccolo campanile maiolicato della piazzetta San Nicola, il bel palazzetto con la facciata d’inizio Novecento dei La Monica, la chiesetta di San Vito e la seicentesca Scala Santa, una cappella costruita a modello di quella di Roma (è una delle tre nel mondo, l’altra è a Zara in Ex Jugoslavia). Attenzione meritano anche l’orologio della metà del Settecento, il cui meccanismo originale a pesi è stato sostituito da uno elettrico, la quattrocentesca Chiesa madre dell’Annunziata, un’antica fontana a tre cannelle, la Grotta del Mulinello e la Sorgente del Malandrino, le cui acque hanno una riconosciuta proprietà terapeutica.
Daniela Siano