Oggi, 1° Ottobre, si celebra la Giornata internazionale delle persone anziane, stabilita dalle Nazioni Unite dal 1990.
Anziani in prima pagina, dunque, ma come luogo comune che va ad accentuare la loro situazione di emarginazione. Sarebbe invece necessaria una lettura culturale e non solo statistico-sociologica della condizione dell’anziano nell’attuale società italiana ed europea. Pertanto va, innanzitutto, respinta una visione complessiva che si affida ad espressioni quali “condizione anziana”, “questione anziana”. Esistono, invece, gli anziani in una variegata serie di posizioni che manifestano di volta in volta differenti bisogni, aspirazioni, necessità, inclinazioni.
Ormai è chiaro che l’età è un elemento perennemente in movimento, dinamico: ogni essere umano dovrebbe educarsi ad invecchiare e la società dovrebbe organizzare tempi, spazi, percorsi, interventi educativi in questa direzione. È importante però sottolineare che non si tratta di un’educazione in forma assistenziale: l’integrità delle funzioni cognitive ed il benessere stesso dell’anziano possono essere, infatti, conservate attraverso una continua stimolazione ed un’attiva integrazione con l’ambiente. Per invecchiare bene occorre sempre cercare nuove motivazioni e nuovi interessi, essere aperti alle stimolazioni ambientali, culturali, sociali, conservare la curiosità per nuove esperienze.
Non bisogna poi dimenticare che l’età è relazione, alla cui stregua la persona è destinata a muoversi e senza la quale non è concepibile un discorso intorno alla sua esistenza ed alle sue azioni. Con tali premesse, compito della società risulta non essere solo quello di valorizzare il ricordo dei tempi trascorsi e delle esperienze irripetibili, ma soprattutto di costruire un modo di considerare l’età anziana con nuove prospettive che, pur considerando le patologie connesse all’invecchiamento, indichino il recupero e la reinvenzione di stili di vita alternativi. Quella degli anziani attivi socialmente è la grande novità dell’attuale cambiamento culturale: anziani come cittadini testimoni della memoria collettiva e come elaboratori coscienti e competenti di nuove idee.
Daniela Siano