Casalbuono: custode di storia, tradizioni e piatti tipici del Vallo di Diano

Il piccolo comune di Casalbuono è situato a 661 m.s.m., nella parte sud del Vallo di Diano (SA), al confine con la Basilicata.

Il centro fu fondato dai profughi della distrutta Cesariana che nel 915 d.C. vi si rifugiarono per scampare alle incursioni dei saraceni. Il Casale o Casale Nuovo (Casalnuovo), dal quale trae origine Casalbuono (denominazione acquisita nel 1863 ), sorse a circa 5 miglia dalla Civitella – Cesariana e nacque come casale di Montesano sulla Marcellana. Il paese ha subito nel corso dei secoli varie traversie: fu distrutto una prima volta al tempo di re Manfredi e Carlo I D’Angiò. Nel XIV secolo subì due attacchi dagli abitanti di Tortorella. Accanto alla dipendenza ecclesiale, sul paese esercitarono il loro dominio i San Severino, i Cordona, i Cleps ed infine i De Stefano.

Il massimo sviluppo del paese si vide intorno alla seconda metà dell’Ottocento, mentre dagli anni ’50 del secolo scorso ha avuto inizio un rilevante esodo della popolazione. Il centro del Paese è stato attraversato da Carlo V nel 1534, da truppe francesi nel 1806, da forze borboniche nel 1848, da Carlo Pisacane e i suoi 300 nel 1857, da Giuseppe Garibaldi (che nel 1860 pernottò nel palazzo del signor Francesco Sabatini ora Palazzo Romanelli), dai Tedeschi, dagli Inglesi e dagli Americani durante la Seconda Guerra Mondiale. La collina su cui sorge il nucleo storico conserva ruderi del castello che fu sede dei Sanseverino, dei Cardone e di altre famiglie nobili; il castello è conosciuto oggi come Palazzo del Barone

Elemento cardine del patrimonio artistico di Casalbuono è la chiesa madre dedicata a S.Maria delle Grazie, risalente al XII secolo, collocata nel cuore del centro antico. Sul portale troneggia lo stemma della Certosa di Padula. Custodisce un pregevole organo seicentesco ed è introdotta da un portale del 1528. Sono altresì meritevoli di menzione il Ponte del re, la Chiesa dell’Addolorata e il parco regionale Cerreta – Cognole. Quest’ultimo rappresenta un’oasi di verde costituita da un vastissimo bosco di alberi secolari, al cui interno vengono allevati allo stato brado diverse specie di animali, ormai quasi scomparse allo stato libero.

I prodotti tipici di Casalbuono sono legati alle lavorazioni artigianali in legno, ferro battuto e vimini. Il 5 dicembre 2010 è stato presentato il marchio “I fagioli di Casalbuono”. In particolare, le fasi successive alla raccolta del fagiolo rappresentano un’occasione per raccogliersi e trascorrere insieme del tempo: “U scucchiulà i fasul”, ossia la sbaccellatura, la battitura con un bastone, la ripulitura “cu cirnicchio” e la definitiva nettatura a mano sul tavolo da cucina rappresentano momenti di condivisione senza tempo.  

Daniela Siano