Vi è mai capitato di osservare bambini in tenerissima età interagire tra loro?
Spesso osserverete che ogni bambino si dirige in un angolo a giocare in solitario o al massimo contendersi l’oggetto d’interesse. Ma quando si sviluppa allora la capacità di sperimentarsi nel “fare insieme” e diventare “amici”?
Le relazioni tra coetanei nascono presto, dal primo momento in cui si mettono insieme più bambini. I più piccoli, nel momento in cui si trovano a condividere spazi e tempi in modalità più o meno costanti, inizieranno a sperimentare il fare comune. L’amicizia, invece, non nasce con noi, non è immediata, non è scontata. Per diventare amici bisogna riuscire a mettersi nei panni dell’altro, saper provare empatia, socializzare e, soprattutto, resiste al conflitto. Ma l’amicizia, quella duratura, ha i suoi tempi: non è fatta solo di affetto e di condivisione di interessi. L’amicizia parte dal presupposto che si possono fare dei progetti insieme e dalla consapevolezza che l’altro “c’è”!
Gli studi più recenti in ambito pedagogico e psicologico confermano che l’amicizia nei bambini inizia in età precoce: già verso i 2-3 anni i bambini sperimentano le prime relazioni di amicizia piuttosto stabili. È però in età scolare, quindi dai 5-6 anni, che le relazioni si fanno più stabili e molto più complesse.
Ma cosa si aspettano i bambini da quello che chiamano “amico” alla loro età? Prima vedono nel loro amichetto colui che compie attività comuni e che, materialmente, è vicino. Poi nasce l’ammirazione del carattere e della personalità dell’amico. Infine, emergono le altre dimensioni della relazione: l’intimità, la lealtà, gli interessi comuni. Crescendo, si cerca nell’altro e nella relazione con l’altro qualcosa sempre più complesso ed articolato. All’interno del gruppo ogni bambino assume un ruolo: qualcuno assume il ruolo di leader, altri invece rimangono più defilati e si conformano alle regole del gruppo, altri ancora svolgono quasi un ruolo di collante, tenendo insieme caratteri e atteggiamenti diversi.
La scuola rappresenta sicuramente un luogo privilegiato, in quanto i bambini possono interagire liberamente senza la presenza dei genitori, ma al contempo è uno spazio di comunità in cui vigono regole ben definite. Se l’amichetto della scuola materna, nell’età in cui bastava giocare allo stesso gioco, sarà ancora l’amico del cuore alle scuole medie o addirittura al liceo, nell’età in cui si cerca qualcuno con cui parlare di sé, è perché queste fasi, queste tappe di crescita, sono state percorse insieme.
L’amicizia è vitale, fondamentale per la crescita, pone le basi nel bambino per lo sviluppo di principi morali come il senso della giustizia, la lealtà e la solidarietà in maniera concreta, perché le sperimenta nella sua realtà. Si comincia insomma a delineare sua “immagine pubblica”. L’amicizia svolge per il bambino compiti evolutivi fondamentali, le prime liti insegnano ad accettare la possibilità di essere rifiutati o di non andare sempre d’accordo, la consapevolezza di poter sbagliare e di dover chiedere scusa e così via.
L’amicizia costringe il bambino a confrontarsi con gli altri e a spostare la sua attenzione al di fuori di sé.
Per mantenere le sue amicizie deve imparare a controllare anche quegli atteggiamenti che, in famiglia possono essere tollerati ma non in società, come un eccessivo egocentrismo o un’esasperata possessività. L’amicizia è quindi fondamentale per la crescita e lo sviluppo sano del bambino perché contribuisce alla formazione dell’autostima e della fiducia in se stesso.
E poi ricordiamoci sempre che…chi trova un amico, trova un tesoro!