La Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ha ospitato la lectio magistralis del prof. Augusto Cerri (già magistrato e docente presso l’Università La Sapienza di Roma), intitolata “Rigidità della Costituzione e il ruolo della giurisprudenza costituzionale” .
Il costituzionalista si è lungamente soffermato sull’analisi della Giurisdizione Costituzionale in Italia, a partire dal celeberrimo “principio di maggioranza” di Rousseau per chiarire agli studenti come esso favorisca “il superamento di interessi particolari che si contrappongono a quelli comuni, evitando paralisi legate all’unanimismo (non sempre chi detiene il potere e il controllo della maggioranza delibera scelte ragionevoli)”. Altro fondamentale aspetto sottolineato dal Cerri è quello riguardante la nascita delle “costituzioni rigide e scritte”, che il professore ha trattato evidenziando come “nessuna cosa umana è senza limiti e tantomeno può esserlo il potere giuridico”.
L’altro passaggio fondamentale della lezione è stato il richiamo al concetto di democrazia ateniese e alla sacertà della tradizione (leggi “non scritte” ma eterne nel passaggio dalla cultura orale a quella scritta).
Mirabile anche l’intervento del prof. Francesco Bocchini (professore Associato di Istituzioni di diritto pubblico) non che ha evidenziato come la nostra Carta Costituzionale (lunga e rigida) del 1948 “debba essere letta e studiata nella contestualizzazione del momento storico e dell’evoluzione sul processo di una società in continua mutazione e globalizzata”.
In conclusione il Cerri ha parlato dei principi fondamentali della nostra Costituzione che presenta anche i caratteri di un “compromesso allargato, che include un accordo non solo sui modi di esercizio del potere ma anche su garanzie minime di equilibrio sociale”, un modello assai criticato che sicuramente corrisponde a solide ragioni.
Pompeo Perretta