Cuccaro Vetere è arroccata sulla sommità di una bassa collina, a 629 metri s.l.m., quasi come fosse una cittadella.
Le origini storiche del Paese si mescolano sapientemente alla leggenda. La parola Cuccaro deriva da una base preromana e significa punta, monte, ed è dovuto alla posizione geografica che domina la vasta zona circostante. Tale posizione ne fece prima un rifugio e poi un caposaldo difensivo di Velia. L’aggettivo Vetere deriva dal latino “vetus”, vecchio, e distingue il paese dagli omonimi. Sulla topografia del territorio di Cuccaro non abbiamo molte notizie, tranne quelle trasmesse da uno storico del luogo, Antonini, che ci parla di un territorio verdeggiante ricco di castagni, querce e ulivi.
Sulla cima del paese si trovava un castello in cui ai tempi di re Guglielmo fu imprigionato il conte Giovanni di Sinopoli, uno dei protagonisti della congiura contro l’arcivescovo di Palermo, cancelliere del re. Secondo gli storici nell’edificio vi era una stanza chiamata proprio per questo motivo “la stanza del conte”.
Cuccaro fu sede del cenobio bizantino di San Nicola di Mira e, dal 1333, di un monastero francescano di cui sono ancora visibili gli imponenti ruderi. Da vedere il castello, con le sue torri, e le numerose chiese tra cui quella settecentesca di San Pietro Apostolo, in cui è custodita una reliquia della Croce di Cristo. Oggi Cuccaro Vetere è un borgo rurale che ha assunto l’aspetto di museo della civiltà contadina.
Daniela Siano