Si terrà lunedì 27 maggio alle ore 16:00 presso il Musap – Fondazione Circolo Artistico Politecnico ETS di Piazza Trieste e Trento (Palazzo Zapata di Napoli) l’ultimo appuntamento del ciclo di nove incontri a cura del Comitato scientifico per la salvaguardia del patrimonio linguistico napoletano, organizzati d’intesa con la Fondazione Campania dei Festival.
L’incontro che ha per tema “Dialetto e cucina” vedrà in dialogo Sergio Lubello (Università degli Studi di Salerno) con Lucia Buccheri (Università degli Studi di Napoli Federico II), che condivideranno le loro ricerche e riflessioni sullo stretto legame tra tradizioni culinarie, storia e identità culturale del territorio campano, esplorando le numerose influenze del dialetto locale sulla lingua della gastronomia. Le conclusioni dell’incontro saranno affidate a Francesco Cotticelli (Università degli Studi di Napoli Federico II) e ai membri del Comitato scientifico Nicola De Blasi, Umberto Franzese, Rita Librandi e Francesco Montuori che hanno curato il progetto.
Non tutti sanno, ad esempio, che la parola maccheroni nel XIV secolo indicava una specie di gnocchi. Così come sarà interessante scoprire che la parola pizza, certamente la più diffusa al mondo, associa probabilmente una base mediterranea alla pronuncia dei Longobardi, prima di diventare un successo planetario grazie alla pizza Margherita, che il cuoco napoletano Raffaele Esposito dedicò alla prima regina d’Italia.
Siamo in presenza, dunque, di un vero e proprio itinerario da gourmet, partendo da testi classici, come il quattrocentesco “De arte coquinaria” di Maestro Martino, e approdando alla svolta della “Scienza in cucina” (1891) di Pellegrino Artusi, considerato il Manzoni della lingua gastronomica italiana. Senza dimenticare, per quanto riguarda la Campania, Vincenzo Corrado, Michele Somma, Francesco Palma e soprattutto Ippolito Cavalcanti, autore di “Cucina teorico-pratica”, opera di enorme successo che conteneva, fin dalla sua prima edizione, pubblicata nel 1837, una sezione in dialetto napoletano nella quale trovavano spazio ricette in uso presso una larga parte di popolazione. Molte delle quali, con tratti di modernità, fanno parte ancora oggi della nostra cucina.
Un ponte tra passato e presente, all’insegna della buona tavola. Elemento fondamentale nell’esistenza di ognuno di noi. Perché, per citare Artusi, sentire al risveglio il bisogno di cibo è «indizio certo di buona salute e pronostico di lunga vita».