L’emergenza Coronovirus sta mettendo in ginocchio il mondo della produzione. Non è immune a questa crisi il settore del vino,
che si trova a fare i conti con le difficoltà dell’immediato, mentre all’orizzonte si delineano scenari ancora più critici. Il presidente del Sannio Consorzio Tutela Vini, fa sentire la sua voce per richiamare l’attenzione sulla voce economica più importante del comprato agricolo sannita.
Libero Rillo – cantine piene mentre le aziende devono affrontare i costi della nuova vendemmia e per gli investimenti messi in campo negli ultimi anni.
È un momento difficile. Il mondo del vino – dichiara Rillo – si è praticamente fermato. Il fatturato delle aziende è crollato e i rischi per un settore vitale, che in Italia da lavoro a circa un milione e mezzo di operatori, sono veramente tanti. Ed è un momento difficile anche in terra sannita, dove il mondo del vino è composto da tante piccole tessere che vanno ad affiancare un corposo mondo della cooperazione. Parliamo, quindi, di aziende che si trovano oggi a fare i conti con l’allarme liquidità, che mette seriamente a rischio il loro futuro. In tantissimi casi, poi, queste aziende sono anche fortemente esposte dal punto di vista bancario per i tanti investimenti fatti negli ultimi anni.
Si tratta di una crisi che non conosce confini. Alberghi chiusi, insieme agli agriturismi, ai ristoranti e ai bar significa l’azzeramento del canale più consistente di consumo. E tutto ciò non si verifica solo in Italia, ma praticamente in tutti gli stati esteri dove si predilige consumo di vino di qualità italiano e dove, in questi ultimi anni, la Campania e il Sannio avevano conquistato piazze interessanti.
Lo sguardo è rivolto allo scenario che si aprirà dopo che finirà l’emergenza sanitaria.
Stiamo ancora alle prese con l’emergenza sanitaria. Forse ne avremo per diverso tempo ancora. Ma occorre guardare avanti, progettare un futuro che forse – sottolinea il presidente del Consorzio – avrà regole molto diverse da quelle registrate fino a oggi. In altre parole, bisogna pensare alle misure da mettere in campo per far ripartire l’economia del vino. Anche perché, mentre il mercato si è fermato, il ciclo della natura va avanti. In vigna sta per partire il periodo dei trattamenti, la fase più impegnativa in campagna dal punto di vista economico. Il tempo di trascorrere meno di cinque mesi e, se tutto andrà bene, saremo alle prese con una nuova vendemmia. Tutto questo mentre in cantina non si muove nulla, se non veder lievitare i costi di produzione in virtù del prolungamento del periodo di smaltimento del prodotto. Al problema economico si sommerà così anche quello logistico. Ecco perché dobbiamo bene comprendere che le criticità, nel settore vino, saranno sempre maggiori man mano che passeranno le settimane, i mesi. Senza dimenticare che tutti questi problemi saranno comuni per le cantine italiane, francesi e spagnole, vale a dire i paesi che producono il 50% della produzione mondiale di vino.
Le richieste sono tante. Si è parlato di distillazione di crisi, che prevede la possibilità di destinare una parte delle giacenze di vino ad una distillazione volontaria. Sicuramente un aiuto, ma è solo un piccolo aiuto, non un rimedio. La distillazione – spiega Rillo – potrebbe dare un respiro più dal punto di vista logistico che economico. Un percorso da compiere, considerato anche le richieste che giungono dall’industria farmaceutica e dei prodotti di igienizzanti, che fanno ricorso alle importazioni diventate nel frattempo ancora più impegnative considerata la difficoltà dei trasporti. Ora è il tempo che le istituzioni e la politica facciano la loro parte. Iniziando dall’alto, dall’Europa, dove fino ad oggi non si registra una strategia seria comune per fronteggiare questa crisi epocale. Dobbiamo interrogarci su cosa succederà se alla fine dell’emergenza sanitaria si registrerà un periodo di stagnazione e non una immediata ripresa dei consumi. In questo caso, il settore del vino sarà tra quelli che soffrirà di più. Al Governo diciamo che abbiamo bisogno di misure che vadano a sostenere i mutui, non solo a dilazionarli e rinviarli. Abbiamo bisogno di azioni efficaci per prevenire il collasso. In altre parole, abbiamo bisogno di agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dai decreti fin qui attuati. Ai Comuni, che sappiamo bene essere gli enti che affrontano con maggiori compiti e con le minori risorse questa crisi, chiediamo – conclude – di aprire un tavolo di confronto per trovare insieme possibili soluzioni adatte ad affrontare questa crisi epocale.