Emiliano Barbuto si è laureato con lode in Fisica. Di seguito ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Fisica
presso l’Università degli Studi di Salerno ed è stato ricercatore a contratto collaborando ad esperimenti di Fisica Nucleare e Subnucleare presso il CERN di Ginevra ed i Laboratori Nazionali del Gran Sasso. Vincitore del concorso a cattedra, è stato docente di Matematica e Fisica negli Istituti Superiori e ha curato corsi per il conseguimento della Patente Informatica (ECDL), sia di livello base che avanzato. È stato responsabile del Test Center ECDL presso l’Istituto Magistrale Statale “F. De Filippis” di Cava de’ Tirreni (SA), dove aveva l’incarico di Vicario del Dirigente , ed è esaminatore sia di livello base che avanzato. Ha realizzato sia pubblicazioni scientifiche, come ad esempio numerosi articoli nel campo fisica sperimentale delle particelle elementari, sia pubblicazioni didattico-divulgative. Vincitore di concorso, è diventato Dirigente Scolastico nell’anno 2015/2016.
Salve professore, benvenuto nel nostro spazio. Grazie per aver accettato la nostra intervista.
Salve a tutti è un piacere essere qui con voi, vi ringrazio per l’attenzione e il tempo che mi dedicate.
Quando ha scoperto o capito che l’insegnamento sarebbe stato la sua vera vocazione?
Il mio percorso lavorativo comprende una fase iniziale nella quale ho svolto il dottorato e sono stato ricercatore a contratto ad Unisa al dipartimento di fisica. E sono convinto che questa cosa si debba fare da giovani perché non esistono ancora quelle sovrastrutture mentali caratteristiche della età adulta che conformano il tuo pensiero alle teorie maggiormente in voga, per cui non essendoti ancora conformato a quelle teorie puoi dare contributi nuovi e originale. Vi è poi una seconda fase della vita nella quale accetti quelle teorie e le fai tue e non sei neanche più in grado di confutarle e quindi hai la possibilità di insegnarle al meglio perché ne sei padrone ed oltre ad essere doctus devi provare ad esser anche docens, ossia a rapportarti e a trasmettere o far maturare dei concetti negli studenti. Quando poi diventi troppo adulto, ti accorgi del gap generazionale, ti accorgi di iniziare a pensare in modo sostanzialmente diverso dai giovani. Non riesci molto ad entrare in empatia con loro. A quel punto ho deciso che potevo dare un contributo valido come dirigente. Fermo restando che il docente, a mio avviso, è la professione più bella del mondo.
A distanza di tanti anni quanto è cambiata questa professione?
Da quando ho iniziato io, poco. Sono entrato in ruolo nell’anno di attuazione della L. 107/2015. Ovviamente prima, il preside era una figura totalmente diversa, con un carico di responsabilità di gran lunga inferiore a quello attuale. Questo è il risultato dell’autonomia scolastica.
Perché ha deciso di diventare Dirigente Scolastico?
Come ho detto, quando poi diventi troppo adulto, ti accorgi del gap generazionale, ti accorgi di iniziare a pensare in modo sostanzialmente diverso dai giovani. Non riesci molto ad entrare in empatia con loro. A quel punto ho deciso che potevo dare un contributo valido come dirigente.
Quali sono i momenti più gratificanti e quelli più difficili del suo lavoro?
I momenti più gratificanti sono quelli in cui la scuola raggiunge dei risultati importati e riesce a dare attuazione al suo piano dell’offerta formativa, dando anche importanti possibilità agli studenti di realizzazione dei propri sogni e dei propri progetti. I momenti di sconforto sopraggiungono quando ci sono problematiche nuove, che non ho mai affrontato prima. In quei casi devo mantenere alta la concentrazione e focalizzare gli aspetti salienti della problematica, che, per quanto complessa, ha dei punti chiave che possono portare alla risoluzione migliore possibile.
Rifarebbe questa scelta di vita?
In generale sì, ma alcune volte penso “chi me lo ha fatto fare”.
Come ha vissuto il periodo di lockdown come persona e come Dirigente Scolastico? E quali ripercussioni avrà la pandemia sul futuro della scuola nel breve e nel lungo periodo?
L’ho vissuto in modo piuttosto sereno, riuscendo anche a concentrarmi sulla problematiche specifiche che il lockdown ha generato nell’ambiente scolastico. Gli effetti della pandemia si sono visti soprattutto attraverso la didattica a distanza. Se da un alto alcuni studenti possono essere stati svantaggiati perché non avevano a disposizione i mezzi efficaci per seguirla in piena, dall’altra parte, la didattica a distanza ha generato un impulso di innovazione che non ha precedenti. Grazie alla buona volontà dei docenti, si è dato vita ad un nuovo modo di insegnare e si sono acquisite competenze utili per il futuro. Si tratta di un patrimonio di abilità e di conoscenze che non dobbiamo disperdere. In questo periodo molte scuole hanno attivato corsi di formazione sulle nuove tecnologie e sull’e-learning per supportare i docenti in questa nuova sfida, che, in parte potrebbe interessare le scuole del secondo ciclo anche nel prossimo anno scolastico. Forse è necessario sistematizzare questa formazione anche nella fase di accesso alla professione (i prossimi concorsi).
Parliamo di DaD: ci dica il suo parere anche alla luce della sua esperienza.
La DaD ha diversi limiti se viene praticata semplicemente cercando di riprodurre la lezione frontale fatta in presenza attraverso i mezzi telematici. L’impostazione deve essere diversa, alternando momenti sincroni (in cui si è a contatto con i ragazzi) con momenti asincroni dove i ragazzi in autonomia svolgono dei compiti. Tuttavia è chiaro che il contatto, il rapporto diretto, l’essere presenti nello stesso luogo, sono valori aggiunti che la didattica a distanza non potrà mai sostituire. Un altro aspetto interessante è legato al fatto che la gestione della classe si in qualche modo più semplice, poiché i ragazzi,potendo interagire limitatamente tra loro, tendono meno a distrarsi e ad avere interazioni negative limitate. I problemi comportamentali spesso nascono da interazioni in presenza poco positive con altri alunni. La DaD sotto questo punto di vista rimuove fonti di distrazione. È come quando in un esperimento cerchi di rimuovere il rumore di fondo ma inevitabilmente rimuovi anche un po’ del segnale che vorresti studiare. La DaD fa questo: rimuove il rumore di fondo (la confusione che fanno gli alunni) ma anche un po’ il segnale che interessa (la lezione del docente che in parte è depotenziata). Comunque la cosa va approfondita perché ha prospettive interessanti.
Durante il periodo di lockdown credo che, nell’Istituto che ho l’onore di dirigere, ci sia stata una gestione efficace della didattica a distanza. Tant’è che le esperienze virtuose e le best practices realizzate durante il periodo di lockdown sono raccolte in un volume:
“La Didattica a distanza: Metodologie e tecnologie per la DaD e l’e-learning (Italiano) di E. Barbuto (Autore) ISBN-13: 978-8836220922”. https://www.edises.it/collane/didattica-a-distanza.html
A che punto è oggi la scuola in Italia?
A un punto di svolta, ad un bivio, come sempre succede nei momenti di crisi. Sono dei momenti in cui si capisce che vi deve essere un cambiamento. È importante cavalcare il cambiamento e non subirlo, cercare di esserne protagonisti indirizzandolo nella direzione che pensiamo sia migliore, piuttosto che osteggiarlo per partito preso. Quando assumiamo quest’ultimo atteggiamento, alla fine ci rendiamo conto che il cambiamento è già avvenuto, è un dato di fatto e noi siamo rimasti ancorati a convinzioni ormai superate.
Che fine hanno fatto i sindacati?
Hanno ancora un ruolo importante, conducono battaglie giuste a tutela dei lavoratori, sia dei docenti e del personale ATA, sia dei dirigenti, che sono anch’essi lavoratori e che dovrebbero essere tutelati come gli altri (in alcuni casi anche di più). Inoltre c’è un aspetto che passa troppo spesso sotto silenzio: i sindacati fanno formazione e la fanno ad altissimo livello. Ho avuto l’onore di partecipare a questi percorsi e ne ho potuto personalmente apprezzare la validità.
Quali sono le prospettive per il futuro?
Sono quelle di una sfida che ci attende, la sfida di cui parlavo prima. La sfida di integrare realmente le tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle metodologie didattiche.
Grazie professore, per la sua cordialità e per il lavoro che svolge a favore della scuola e dei docenti.
Grazie a voi, è stato un immenso piacere.
Daniela Siano