Un libro piccolo e semplice per rispondere alla domanda difficile di una bambina di dieci anni: che cos’è il razzismo?
L’autore del testo è Tahar Ben Jelloun, un marocchino che vive a Parigi. In libro è destinato ai ragazzi – come ci dice lo stesso autore nella prefazione – tra gli otto e i quattordici anni. Ma potranno leggerlo anche i loro genitori. Il libro si svolge come un dialogo tra l’autore e sua figlia in seguito alla loro partecipazione a una manifestazione contro il razzismo tenutasi in Francia il 22 febbraio 1997, nello specifico contro il progetto di legge Debrè sull’ingresso e sul soggiorno degli stranieri in Francia.
Partendo dalla definizione del termine “razzismo” l’autore si avventura alla ricerca di un significato difficile.
Il razzismo è un comportamento piuttosto diffuso, comune a tutte le società tanto da diventare, ahimè, banale. Esso consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre […]. Il razzista è colui che pensa che tutto ciò che è troppo differente da lui lo minacci nella sua tranquillità. […] Il razzista è qualcuno che soffre di un complesso di inferiorità o di superiorità. Il risultato è lo stesso, perché il suo comportamento, in un caso o nell’altro, sarà di disprezzo. E dal disprezzo la collera.
L’autore spiega che non si nasce razzista, si diventa. C’è una buona e una cattiva educazione. Tutto dipende da chi educa, sia nella scuola come a casa. Eppure questo comportamento è presente fin da quando esiste l’uomo, sotto diverse forme nelle diverse epoche…è comune, ma non normale.
Le razze umane non esistono, sottolinea Tahar Ben Jelloun. Esiste un genere umano nel quale ci sono uomini e donne, persone di colore, di alta statura o di statura bassa, con attitudini differenti e variate. I concetti sui quali l’autore sviluppa la sua riflessione sono quindi l’uguaglianza di tutte le persone, senza basi scientifiche che possano giustificare la supremazia di una, senza dimenticare che tutti possono essere razzisti, un ebreo, come una persona di colore. L’integrazione non deve pertanto essere unilaterale ma, a distanza di vent’anni dalla pubblicazione del libro, sembra essere ancora questa la cosa più difficile.
Daniela Siano