Il nuovo assetto sociale e demografico europeo è da tempo caratterizzato dall’incremento e dalla stabilizzazione di nuovi e più intensi fenomeni migratori che costituiscono una realtà complessa che investe diversi aspetti della vita sociale ed economica, determinando situazioni e problemi nuovi che possono essere affrontati adeguatamente solo attraverso il concorso di competenze diverse e altamente professionali.
Nella società attuale la cultura e l’informazione sono sempre più strumenti indispensabili per i rapporti con le persone e le istituzioni, per risolvere i problemi della vita quotidiana. In questa situazione la scolarizzazione diventa punto di forza per l’emancipazione, uno strumento di sopravvivenza, considerato che l’analfabetismo è un’ulteriore causa di emarginazione.
La figura del mediatore interculturale, o linguistico-culturale, è da alcuni anni al centro della discussione dell’azione educativa e sociale di matrice interculturale. Istituita nelle scuole dalla legge 285/97, assume in tale ambito un ruolo fondamentale in quanto attraverso la relazione riesce a fare da ponte fra l’allievo immigrato e il mondo della scuola del quale viene a far parte. Il mediatore culturale non è però solo un semplice traduttore o interprete ma un operatore capace di ricercare punti di contatto e di comunicazione tra extracomunitari, cittadini italiani e istituzioni pubbliche e di favorire interventi utili a migliorare le condizioni di vita degli immigrati in campo educativo, socio-sanitario e lavorativo. Compito del mediatore è quello di creare un ponte comunicativo tra le famiglie degli studenti immigrati e l’istituzione scolastica al fine di facilitare il dialogo tra i diversi attori, spesso molto difficile a causa della reciproca non comprensione linguistica.
Il mediatore culturale è, dunque, una figura professionale volta a favorire la comunicazione tra immigrati e istituzioni pubbliche. Si tratta di un operatore in grado di intervenire in situazioni in cui ci sia bisogno di un collegamento tra servizi pubblici e utenti stranieri, in grado di valorizzare le diversità pur favorendo l’integrazione e la comprensione reciproca. La sua attività, infatti, non si limita alla figura del semplice intermediario linguistico, ma consiste nella creazione di un contatto attraverso iniziative territoriali congeniali alla provenienza, all’età e alle caratteristiche dei fruitori e del territorio nel quale opera. Il fine del mediatore è, dunque, quello di rimuovere gli ostacoli culturali per favorire uno scambio comunicativo concreto tra culture diverse.
Daniela Siano