L’opera di Giacomo Puccini è stata l’ultima produzione del 150esimo anniversario di fondazione del Teatro Municipale Giuseppe Verdi di Salerno.
In una Cina fiabesca dalla dimensione atemporale si svolge l’ultima opera, incompiuta, del compositore toscano. La storia della crudele principessa Turandot che fa giustiziare i sui pretendenti sottoposti allo scioglimento di difficili enigmi, si conferma uno dei grandi capolavori della musica del Novecento.
A dirigere l’orchestra il maestro Daniel Oren: È una delle opere che amo di più ed è sempre un piacere dirigerla. Cosa la rende fantastica? Il fatto che il genio di Puccini abbia reso la Turandot il simbolo di una donna che non riuscirà mai a vivere un vero amore.
Lo spettacolo si è fregiato di un cast di eccezione costituito per gli interpreti principali dal soprano ucraino Oksana Dyka nel ruolo di Turandot, Jorge de Leòn in quello di Calaf, Lianna Haroutounian in veste di Liù.
Fondamentali per la riuscita della messa in scena l’Orchestra del Verdi al pieno dei suoi componenti e il Coro del Teatro dell’Opera di Salerno che ha offerto tutto il suo importante apporto sotto la direzione di Armando Tasso. Ad affiancarlo, il Coro di voci bianche del teatro guidato da Silvana Noschese.
A segnare il passaggio dalla partitura scritta dall’autore, terminata per la sopraggiunta morte di Puccini, al completamento realizzato da Franco Alfano, è stata l’immagine del compositore proiettata su un suggestivo velo separatorio calato dopo la tragica morte di Liù.
Il direttore artistico Antonio Marzullo ha tracciato un bilancio dell’anno artistico: È stato bello vedere il pubblico in presenza. I numeri sono importanti e non ci aspettavamo un tale riscontro. Abbiamo messo su un programma di grande rilievo, cercando di accontentare tutti. Salerno si presenta con una proposta culturale da fare invidia a tutta la nazione. C’è un fermento culturale importante in questa città raramente riscontrabile.