Onmic PTCO – Il piacere illusorio della noia

Al giorno d’oggi, occupare il tempo libero che si ha a disposizione nelle proprie giornate è diventata

una vera e propria ossessione. Ormai non si tratta più di trovare delle cose da fare bensì di cercare sempre delle cose da fare, in qualsiasi momento, per contrastare quei piccoli istanti di noia. In tutte quelle piccole situazioni nelle quali siamo impegnati nel “non fare nulla”, non riusciamo a sopportare la noia di quel momento, nemmeno per qualche secondo.

La problematica è che abbiamo una grande difficoltà a godere della noia.

Quando ci si accorge di dover aspettare qualcosa, anche di breve durata, iniziamo a sentire quella strana forma di irrequietezza, di disagio, di ansia. Piccoli momenti di vuoto che appunto non devono per forza durare troppo tempo e che, tutto sommato, fanno parte della nostra quotidianità. Siamo in tanti ad avere un problema con la noia, siamo in molti a fare quotidianamente la guerra ai momenti di pausa. In tutto questo ovviamente non siamo aiutati dai telefoni, dai social. Essi sono parte integrante del nostro vivere.

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“La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia”.    (Arthur Schopenhauer)

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I telefoni sono delle protesi delle nostre espansioni, sono una cosa che abbiamo sempre con noi, ci accompagnano ovunque andiamo. Da quando possediamo i cellulari, da quando abbiamo i social, la nostra guerra alla noia è armata. Sono proprio i social ad armarci, a darci le armi per fare questa guerra, portarla avanti. Quando ci troviamo in situazioni come dover aspettare l’ascensore, il trovarsi in macchina fermi al semaforo, quello che sentiamo dentro di noi, il meccanismo automatico che si innesca all’interno è di prendere in mano il cellulare e fare delle cose a caso. Semplicemente perché abbiamo il cellulare: distrazioni a portata di mano, uno strumento per riempire superficialmente l’attimo di vuoto. Dobbiamo iniziare a fare un pochino più caso al nostro riempire in maniera superficiale e totalmente insensata, con il telefono, i momenti di vuoto. Bisogna riflettere sulla vera utilità di questo dispositivo, in modo tale da ridurre quello stress legato all’essere sempre lì a guardare la vita degli altri, le notizie futili ecc.

Sono gli stimoli che ci impediscono di vivere, come dovremmo, la noia.

Viviamo nella società del fare, nella società della produttività, del multitasking. Siamo cresciuti con l’idea di dover sempre fare qualcosa, di farci trovare sempre coinvolti in un’attività, di doverci sempre dare da fare e di riempire ogni momento che abbiamo a disposizione perché “il tempo che abbiamo è poco e dobbiamo produrre”. Quando si è bambino la noia non esiste, quando si è bambino si vive il tempo per quel che è. Siamo presenti nel presente in cui ci si trova, siamo il risultato degli attimi che viviamo, uno dietro l’altro. Quando però si cresce e tutti iniziano a dirci che il tempo a nostra disposizione è sempre meno, finiamo per convincerci di dover riempire ogni singolo istante libero a disposizione.

La noia è uno dei nostri nemici principali, è una sorta di malattia di cui soffriamo da sempre e per la quale cerchiamo ogni giorno di inventarci nuove cure preventive che però alla fine non servono assolutamente a niente, perché ci ammaliamo comunque. Il tutto nasce dal presupposto che la noia è una cosa che viene da dentro, è una sensazione che si innesca interiormente e che tutte le strategie che utilizziamo per tenerla lontana e per metterla a tacere riguardano l’esterno, ed è impossibile riempire un vuoto interiore che nasce al di fuori perché, sostanzialmente, la noia ha a che fare col senso di mancanza di un qualcosa.

Non si può riempire il vuoto interiore arredando l’esterno. In generale, non si possono sistemare le cose che ci capitano dentro lavorando in superficie, cercando di distarsi mettendosi a fare altro. Il risultato di questo comportamento è soltanto farci allontanare da noi stessi e, soprattutto, vivere la noia come un nemico, come qualcosa da sconfiggere e da tenere lontano. Ci impediamo di darci ascolto perché nei momenti in cui non succede nulla, abbiamo la possibilità di imparare da noi stessi e, in egual modo, di darci ascolto senza essere distratti da qualcos’altro.

La noia è magica, è fondamentale, è vitale.

È importantissimo annoiarsi nel corso delle proprie giornate, è importantissimo fare delle azioni noiose e, inoltre, ci sono degli studi che hanno dimostrato che svolgere delle azioni noiose stimola la creatività perché ti fa venire voglia di evadere da quella situazione, portando ad attivarti realmente.

Il problema è che viviamo continuamente secondo la modalità del fare.

Significa credere che per stare bene sia sempre necessario essere coinvolti in un’attività, avere un ruolo attivo in qualcosa. Non sappiamo più funzionare secondo la modalità dell’essere ed essa è di fondamentale importanza così come la noia. Lo stare fermi e godersi anche i momenti più noiosi è una pausa per il nostro cervello, è un qualcosa che ci serve oggi più che mai che siamo costantemente bombardati da cose: abbiamo bisogno di momenti di tregua, e qui andiamo in tilt. La noia è importante, la noia ci permette di distrarci per davvero, di vagare con il pensiero uscendo per qualche secondo dall’idea di elaborare la realtà in maniera razionale, riducendo nettamente lo stress.

Quello che ci stressa molto probabilmente è il sentirci in dovere di trovare sempre qualcosa da fare per non stressarci e, di fatto, il pensiero di non doverci stressare ci stressa. È una cosa paradossale e non funziona così. Attivare la modalità dell’essere è proprio prendere consapevolezza di sé, smetterla di agire continuamente, scegliendo piuttosto di rimanere a godersi la noia, la pausa. Non fare assolutamente niente, buona noia, sii libero.

 Gaetano Sorbo