ORIGINE E CAOS. Personale di Carmela De Caro al Civico 23

Sabato 01 febbraio a partire dalle ore 18:30, la galleria d’arte “Civico 23” si appresta ad ospitare Carmela De Caro. Nativa di Mercato San Severino (provincia di Salerno), ella non si definisce “artista” bensì una persona che traspone sulla tela ed altri supporti,

le sensazioni e gli stati d’animo che l’attraversano nel momento in cui affronta la superficie pittorica: essi diventano quindi momenti irripetibili. La sua pittura è caratterizzata da un continuo processo di cambiamento dove l’immagine cambia e può cambiare continuamente nel momento stesso in cui si appresta a diventare forma. La casualità, che diventa probabilità, gioca quindi un ruolo fondamentale nella definizione del senso e nella creazione dell’opera stessa. Il colore viene utilizzato per plasmare la forma, le macchie di colore per definire gli spazi della composizione ed i suoi equilibri, lo spazio esterno interviene a mettere ordine nel caos e a volte diventa protagonista.

La pittura di Carmela De Caro si inserisce tra la pittura figurativa e la materia astratta, dove spesso l’elemento figurativo viene inglobato nella materia che però assume un duplice ruolo: da un lato ingloba e completa la composizione pittorica e dall’altro ne amplia il contenuto ed il significato. Inoltre attraverso l’impiego di colori forti e in particolare del bianco, ella vuole trasmettere spazialità e soprattutto “Luce”, che ella va sempre cercando fino a un coinvolgimento emozionale/emotivo sentito in quel determinato momento.


L’INCIPIT DELLA MOSTRA

” Sin dal secolo scorso a caratterizzare l’arte, in particolare l’arte contemporanea, è stata l’alternanza tra il contenuto e l’espressione, come elementi imprescindibili della significazione. In anni recenti lo stesso Filiberto Menna ha definito questi ambiti sollevando la “questione” dell’espressione rispetto alla superficie e conferendo a quest’ultima uno statuto di assoluta autonomia. Umberto Eco, dal canto suo, riteneva che la materia, a partire dall’arte Informale, avesse assunto il ruolo di significato e significante adducendo come la significazione si potesse ricercare nei “micro fenomeni” della superficie stessa. Naturalmente mi sembra superfluo ribadire come nell’ambito dell’arte contemporanea le traduzioni in termini linguistici di un’opera siano di fondamentale importanza, soprattutto se l’opera in oggetto è determinata da un’assenza di riferimento alla realtà esterna. Su logiche diverse, anche se in linea con quanto accennato, si articola la pittura di Carmela De Caro, una pittura in bilico tra figurazione e materia astratta. Osservare con attenzione i suoi dipinti è come scoprire lo svolgersi di un avvenimento, di un’azione che si traduce in una sorta di ammonimento rivolto all’uomo, al mondo. Le figure ivi presenti spesso sembrano imprigionate dalla materia, ovvero la materia le ingloba assumendo un ruolo fondamentale di completamento o, addirittura, di ampliamento dell’effetto compositivo d’insieme. Dunque ritornando alla complementarità tra espressione e contenuto, tra significato e significante, si può ben dire come nel caso della De Caro questo doppio aspetto sia unificato dalla forza della materia di farsi contenuto e dall’eloquenza di quest’ultimo a farsi colore, linea, macchia, tessuto, graffio. Detto altrimenti si potrebbe dichiarare che la pittura di Carmela De Caro si manifesti attraverso un processo di formatività in cui l’immagine subisce una continua metamorfosi nel momento stesso in cui si concretizza. In questo processo ideato ma non “formato”, o per meglio dire in fase di forma/zione, giocano un ruolo fondamentale le casualità che si traducono in probabilità spesso evocate, desiderate, al fine di dare nuovo senso e ordine al dipinto. Si tratta di raccogliere le forze, di organizzare gli spazi dandone un senso attraverso un riordino che renda la composizione percettivamente accettata e soprattutto funzionale alle attese dell’artista. Il pittore Francis Bacon riteneva che l’azione di un pittore consistesse in una selezione, in un tentativo di allontanamento dalle forme comuni, seguendo, con perentoria affidabilità, ciò che una macchia o una campitura sul dipinto potessero evocare, per poi disporre ogni elemento della composizione che gli consentisse di allontanarsi da un caos primigenio che ne aveva consentito la formazione. Sembrerebbe che l’arte di Carmela De Caro segua questo procedimento dove qua e là grumi di colore, masse cromatiche informi, larghe campiture fanno da “sostegno” a corpi, o parti di corpi, in una danza cromatica dai toni accesi, vibranti e vorticosi. Si tratta di una danza dall’andamento apparentemente caotico ma che però contiene in sé il germe di una forza e un ordine espressivo di ineguagliabile pathos estetico e affettivo.” (Angelo D’Amato)


In tal senso, le opere proposte per la mostra al “Civico 23” sono ben esemplificative: esse sono i suoi ultimi lavori e sono sia opere di grande formato su tavola sia opere di piccole e medie dimensioni su carta. Ogni suo lavoro è una continua ricerca ed equilibrio tra materia astratta e figurazione, luce, colore, ripresa della “forma” che subisce una continua metamorfosi, e colore: questi elementi si fanno poi concretezza e manifestazione sulla tela che fissa le sensazioni emozionali di quel momento irripetibile. La mostra sarà visitabile ad ingresso gratuito dal 1 al 15 febbraio dalle ore 18 alle ore 20 (esclusi il lunedì e la domenica).

Chiara Avallone