Se c’è una cosa che manca al giorno d’oggi è la possibilità di stare fermi, l’opportunità di diventare per qualche ora
padroni del proprio tempo, dei propri minuti, dei propri secondi. Diventa sempre più raro avere l’opportunità di fermare il tempo per godersi quei momenti dove non succede nulla, prevale il silenzio, magari subentra la noia, quei momenti in cui siamo veramente in stand by rispetto al ritmo esasperante della realtà che viviamo: quella dell’iper-produttività, della competizione esasperata, della distrazione a oltranza, dettate e imposte come in una dittatura. Una tendenza dura da contrastare, per via della stessa collettività che, come un gregge, segue il suo pastore mediatico.
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“Fare schifo, in una società che obbliga all’eccellenza, è un preciso dovere morale”
Gipi (Gian Alfonso Pacinotti)
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Non esistono più i momenti in cui possiamo veramente dire di rimanere soli a goderci il silenzio e tutto quello che ne consegue. Sono estremamente sporadici gli istanti, i minuti nei quali non abbiamo fonti di distrazioni intorno a noi, quello spazio – tempo nel quale poter vivere la sensazione di essere veramente presenti a noi stessi, nella nostra autentica dimensione senza che niente e nessuno possa dettarci un ritmo diverso dal nostro. “È sempre più difficile avere la possibilità di vivere e mantenere, con costanza, il proprio ritmo, in una realtà dove tutto va di corsa, dove tutto va sempre maledettamente di fretta”. Una realtà nella quale è un dovere stare sempre in guardia, esser sempre vigili, pronti a reagire ad ogni situazione, tutto per via della società in cui viviamo: la realtà dell’ottimizzazione e della performance. Essa ci impone di dare sempre il massimo in modo frenetico e contro natura, per ottenere una visibilità più ampia possibile, vivendo col miraggio della perfezione. Ed è qui che si crea questa gara nevrotica, all’interno del gregge della collettività, “dove non ci possono essere deviazioni né devianze, dove non c’è un istante da perdere perché se perdi tempo, al giorno d’oggi, resti indietro e vieni inesorabilmente tagliato fuori”. Questo è uno dei nodi irrisolti della modernità, anzi: del post-moderno.
Non abbiamo la “libertà di perdere” tempo in maniera sana, non siamo più capaci di prenderci una pausa, di staccarci da tutto quanto, disconnettendoci da qualsiasi distrazione, da tutte quelle attrattive racchiuse nel cellulare. Quell’oggetto che ti porti dietro ovunque vai e, appena hai un momento di stacco, tiri fuori dalla tasca dello zaino o della borsa e fissi ciò dal quale sei inevitabilmente attratto, posseduto, in tutti i momenti e in tutti gli istanti della tua giornata. In qualsiasi luogo, situazione, momento finiamo sempre per tirare fuori il telefonino “per farci distrarre dalla marea di notifiche, messaggi, immagini, e-mail, chat che scorrono in continuazione davanti ai nostri occhi iperattivi”. Siamo sempre con la testa immersa in una situazione diversa, in tante situazioni diverse che si succedono a ritmi elevatissimi, rispetto al momento presente nel quale ci troviamo.
“Non siamo più capaci di rimanere presenti a noi stessi solo ed esclusivamente nel momento in cui viviamo”.
Tutto questo ci provoca una tensione nevrotica, ci fa sentire di non poterci mai fermare perché c’è sempre qualcosa da vedere, c’è sempre qualcosa da controllare, c’è sempre qualcosa da fare. La verità è che non siamo in grado di rimanere veramente da soli senza sentirci in colpa perché non appena ci fermiamo, non appena rimaniamo lì nella noia, quella noia che può essere fonte preziosa di creatività e nuovi slanci, ci sentiamo sbagliati, di essere fuori tempo, in ritardo. Bisogna tornare ad essere padroni del proprio tempo, ad esser capaci di rifiatare, di prendersi una pausa per spezzare un ritmo, quel ritmo sociale innaturale e imposto, comunque non nostro, per costruirne uno proprio.
Non c’è nulla di più importante di riuscire a perdere tempo al giorno d’oggi, (i latini contrapponevano al negotium, per gli schiavi, l’otium degli uomini liberi), al di là di quanto tale sensazione sia connotata negativamente nel nostro cervello, perché automaticamente, quando notiamo che non stiamo facendo nulla, ci sentiamo persi, ci sentiamo di perderci qualcosa. “E sono sicuro che, tu che leggi, conosci bene quella sensazione. Sappi che non ti stai perdendo niente, anzi, tutte le volte che riesci a perdere tempo stai guadagnando qualcosa, stai riuscendo a dialogare veramente con te stesso e a fare il tuo ritmo”. C’è un bisogno enorme di trovare il proprio ritmo, in queste giornate così piene di impegni, dove tutti facciamo a gara a chi ha più cose da fare, a chi ha minuti più occupati, a chi ha le ore più piene, al fine di sbatterci in faccia l’esistenza più ricca, l’esistenza più sfruttata, “come se contasse davvero la quantità di cose che riusciamo fare e non la qualità delle cose che riusciamo a fare”.
Prova a perdere tempo, cerca di ritagliarti momenti in cui rimanere veramente solo, in un isolamento sano, senza cose che ti portano la testa altrove, senza cose che portano la tua concentrazione da una parte all’altra in modo frenetico. Prenditi una pausa, quando puoi, da tutto quanto, scaccia via il telefono, mettilo lontano da te e resta finalmente e veramente solo con il tuo pensiero, con le cose che ti passano per la testa e “cerca di rimanere indietro”. Fallo, senza sentirti in colpa, “perdere tempo è una delle cose migliori che ci possa succedere, sii libero”.
Gaetano Sorbo