Nelle comunità sociali del passato le conoscenze avevano un carattere empirico ed utilitaristico, determinato dalle necessità quotidiane del lavoro e della produzione.
L’esistenza dipendeva, infatti, quasi esclusivamente dalle attività agricole ed era pertanto condizionata dal fine pratico di adeguare i tempi, i modi e i ritmi delle attività produttive ai fenomeni naturali.
Una mentalità collettiva formata di tali conoscenze pratiche finisce per essere oggettivamente conservatrice: la stabilità delle leggi, dei fenomeni, degli aspetti costitutivi dell’ambiente suggerisce e radica il sentimento e la persuasione di una realtà immodificabile, destinata a perdurare identica nel futuro, così come nel presente si rivela uguale al passato nella esperienza delle generazioni.
E come intatto e stabile risulta l’ordine naturale, così rimane invariato il patrimonio di conoscenze pratiche tramandate nei tempi: la “vecchia” società tende naturalmente a conservare e a mantenere integre le certezze acquisite da lungo tempo, le tecniche sperimentate da secoli, l’organizzazione economica e l’assetto sociale.
La mentalità tradizionale tipica della vecchia società agricola appare segnata inoltre da una forte componente mitico-religiosa. Mito e religione contribuiscono a rendere compatta, omogenea, unitaria la società tradizionale, ancorandone la vita e l’organizzazione ad un ordine universale sacro.
Il passaggio dalla società tradizionale alla società moderna è stato operato fondamentalmente dalla rapida evoluzione della scienza moderna: la conoscenza scientifica della realtà umana, sociale e naturale ha, infatti, comportato come primo ed immediato effetto una crisi della spiegazione mitica e religiosa del mondo, diffondendo parallelamente una progressiva mentalità razionale.
Tale mentalità razionale si configura essenzialmente come ricerca di una spiegazione logica di qualunque aspetto ed elemento della realtà: la conoscenza scientifica è ritenuta l’unica valida ed ammissibile in virtù della dimostrazione concreta, oggettiva, matematica che essa fornisce dei fenomeni di qualunque tipo e natura.
Le spettacolari conquiste realizzate nella conoscenza hanno dunque assegnato alla scienza una posizione centrale e un ruolo determinante nella società contemporanea. Il nostro tempo risulta così segnato da una fede totale e indiscussa nella validità e nelle possibilità della scienza, che ha finito per avere una presenza pari solamente a quella goduta dalla religione nella società tradizionale.
La razionalità non si risolve tuttavia solamente in attitudini mentali, ma investe concretamente la realtà pratica dell’organizzazione economica e sociale, oltre che i comportamenti individuali. In sostanza, tradurre in pratica il principio ed il metodo della razionalità significa ricercare e realizzare un sistema di organizzazione che consenta di raggiungere i maggiori e i migliori risultati possibili in una realtà sociale come quella contemporanea sospinta da crescenti esigenze di sviluppo continuo in ogni ambito.
Strettamente connessa alla fede nella scienza è la sconfinata fiducia in un progresso senza limiti garantito dallo sviluppo della conoscenza: la società contemporanea, a differenza della società tradizionale, coltiva la persuasione di un’incessante evoluzione, di un cambiamento progressivo delle condizioni di vita, dell’organizzazione economica e sociale, della cultura.
Se la società tradizionale tendeva, dunque, a conservare immutate le conoscenze di cui disponeva, la civiltà postindustriale assume al contrario come linea di tendenza e come valore fondamentale il mutamento generale, il progresso e l’adattamento rapido degli individui e delle comunità al processo di evoluzione.
La spinta al rinnovamento che proviene dalla crescita incessante del sapere esige un ampliamento costante delle abilità e delle competenze personali, per adeguarle allo sviluppo. Al di là delle competenze strettamente operative, l’istruzione, la cultura, la conoscenza si impongono, dunque, sempre più come dimensioni qualificanti della condizione umana e civile di ognuno.
Lo sviluppo costante della conoscenza e le connesse necessità di una continua espansione del sistema produttivo richiedono oggettivamente una crescita ininterrotta della libertà individuale e collettiva. L’autonomia di pensiero e di giudizio sono, dunque, elementi indispensabili dell’attività di conoscenza e del processo di sviluppo.
Oltre che un valore, la libertà è, per tale motivo, un’esigenza reale delle società avanzate. La tendenza naturale al rinnovamento costante e allo sviluppo comporta tuttavia un conflitto costante tra i “nuovi” valori che vengono affermati e i “vecchi” principi rapidamente superati ma che resistono.
Libertà e conflitto risultano pertanto essere componenti intrinseche dell’organizzazione sociale contemporanea, insieme con la creatività, ossia la capacità di elaborare ipotesi e progetti sempre nuovi ed idee originali.
Daniela Siano