Con l’ultimo giorno dell’anno 2019 è finito anche il “viaggio” di Newseum, il museo sul giornalismo di Washington che dal 2008 ha attratto oltre 10 milioni di visitatori.
Newseum è stato il tempio del Primo emendamento della Costituzione americana. “Sopravvivremo online”, fanno sapere dalla direzione.
“È una brutta notizia la chiusura del museo del giornalismo a Washington D.C. – come ha scritto Federico Rampini su Repubblica (ma articoli sono apparsi anche su La Stampa e su altri giornali e siti) – “il museo ha accolto 10 milioni di visitatori in 10 anni ed è diventato un punto di riferimento per la stampa internazionale, anche per quel muro del pianto che raccoglie le immagini di tutti i giornalisti assassinati nel mondo mentre tentavano di raccontare verità scomode, caduti facendo il loro lavoro (2.344 dal 1837 ma l’elenco cresce purtroppo ogni anno)”.
“È significativo – afferma il presidente del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Gerardo Ausiello – che nel momento di maggiore crisi dell’editoria cali il sipario su un baluardo del giornalismo al passo con l’attualità, un luogo fortemente simbolico, ricco di testimonianze e memorie sacre e inviolabili. Probabilmente è tardi ma come Sindacato dei giornalisti della Campania vogliamo comunque tentare il possibile e abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione anche per lanciare un appello alle istituzioni e alla stampa internazionale attraverso le sue articolazioni – afferma il presidente del SUGC – Nel 2014 grazie ad una visita voluta da Alessandro Cattaneo il museo mi sembrò quasi un luogo di culto e di unione della categoria. E questo è un buon momento per dimostrarlo. Firmate la petizione per sostenere la libertà di stampa attraverso la difesa di un suo presidio fondamentale”.